I GUERRIERI CAMBIANO: recensioni

I GUERRIERI CAMBIANO: recensioni

Si riportano le recensioni al romanzo di Waldemaro Morgese, "I guerrieri cambiano" (Homo Scrivens Editore, Napoli 2018).

 

Il romanzo. Un viaggio alla ricerca di sé, favorito dalla scrittura. 

IN CERCA DI UN’ALTRA VITA ATTRAVERSO LA LETTERATURA

con «I guerrieri cambiano» di Waldemaro Morgese

Con un’affermazione dello scrittore Bjorn Larsson «Il compito della letteratura è immaginare le possibilità della realtà», si apre il romanzo I guerrieri cambiano (edizioni Homo Scrivens, pagg. 228, euro 15,00) di Waldemaro Morgese, scrittore, saggista, editorialista: un’epigrafe che anticipa in un certo senso il tema stesso del libro, ovvero l’uso della narrativa come desiderio di chi, forse insoddisfatto della propria esistenza reale, anela ad intensificarla o cambiarla o diventare altro da sé o ricercare il tempo perduto, convinto che nell’epico viaggio della vita nessuno è veramente chi crede di essere. Così che, tra vita e letteratura, non ci sarebbe vera distinzione e la scrittura non sarebbe altro che il prolungamento della vita nella morte, nel passato, nel futuro, nei meandri dell’inconoscibile perché fuori dalla nostra capacità di comprensione, o perché non ancora accaduto, ma non per questo meno vero.

I guerrieri cambiano è diviso in due parti: nella prima (Oltreoceano), il protagonista Ugo è uno scrittore italiano di successo, che in un gelido inverno si trova in trasferta a New York per organizzare la rappresentazione teatrale di una sua commedia, ma come uomo è in crisi, desidera una nuova vita, sebbene sia trattenuto dai mille fili che lo avvincono al presente, e lo legano al «peso» del passato; nella seconda parte (Oltreverso), Ugo è un’altra persona, anche se si tratta sempre di Ugo, però non sappiamo se siamo di fronte a due racconti con lo stesso protagonista o ad un unico romanzo frazionato in due parti. Comunque il secondo racconto nasce separatamente, originariamente come romanzo breve a sé stante, che è una sorta di incursione nella letteratura erotica spinta, una narrazione fatta di numerose avventure sperimentate da Ugo all’inseguimento di emozioni forti per sfuggire al tedio esistenziale, per cui da una parte si tratta di proiezioni verso fantasie visionarie di un universo malato, dall’altra di irruzioni in territori animati da relazioni equivoche, addirittura pericolose e oscure, tutte corposamente impastate di tremende pulsioni necrofore; tanto che in queste peregrinazioni, oniriche o reali, il sesso sembra scandalosamente fuso con una sensazione di fine, di morte.

Infatti, non essendo stato capace di cambiare la sua vita, Ugo viene travolto da un vero e proprio «cupio dissolvi», un disagio psichico dovuto non solo a ragioni autobiografiche, ovvero al difficile attraversamento del labirinto della propria coscienza, ma anche a cause esterne, storiche e ambientali, attribuibili al caos dell’epoca in cui viviamo che attanaglia l’uomo contemporaneo, lo smarrisce, lo fa sentire in bilico e in preda al Male, in un mondo pressoché da ultima spiaggia. Anche se, tuttavia, c’è sempre una possibilità di salvezza dal Male grazie al sapere, alla cultura, all’arte, le quali hanno appunto il potere di riscatto nel far ritrovare la pace interiore, o aiutando l’essere umano a convivere con i propri fantasmi. Perché sapere significa anche imparare a conoscere se stessi, come diceva l’oracolo di Delfi, a realizzare se stessi «secondo misura» onde evitare di oltrepassare il limite e procurarsi la propria rovina.

Questa seconda parte del romanzo è anche un esperimento di tipo «salgariano» - come ammette alla fine del libro lo stesso autore nelle pagine dedicate a «La stanza dello scrittore» - nell’inventare cioè descrizioni «geografiche» e «topografiche» di quanto accade nei tre Paesi in cui si svolge la vicenda del protagonista, ossia tra Europa, Usa e Sudamerica.

Per quanto riguarda il titolo, I guerrieri cambiano, esso gioca sull’uso transitivo e intransitivo del verbo cambiare: i guerrieri (cioè gli esseri umani volitivi, capaci di osare, percorrere plaghe sconosciute, diventare in qualche modo eroi «epici» come appunto il protagonista Ugo) possono cambiare tutto ciò che li circonda, ma anche essere cambiati e/o cambiare se stessi, e quindi mostrare la propria precarietà pur nell’approccio «eroico».

[Recensione di Mary Sellani, pubblicata su “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 25 novembre 2018, p. 19].


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