LA RETE DEI MUSEI IN PUGLIA

LA RETE DEI MUSEI IN PUGLIA

I ritardi della cultura al Sud. La realtà aumentata, lo storytelling: esistono in altre Regioni

IL DIO DELLA LENTEZZA È NEI MUSEI PUGLIESI

Waldemaro Morgese: la tecnologia assente

In questo articolo Waldemaro Morgese chiede maggiore innovazione nei musei del Sud

[La Gazzetta del Mezzogiorno, 18 settembre 2020, p. 15].

Di Waldemaro Morgese

Siamo nel XXI secolo e ragionando di musei non si può evitare di accennare alla «realtà aumentata», di cui un visitatore del museo può giovarsi utilizzando i cosiddetti vearable devices, ad esempio i visori e gli occhiali intelligenti. Inquadrando un referto, si aprono al visitatore gli overlays, cioè le informazioni aggiuntive sotto forma di testi, immagini, suoni, parlati, statici o dinamici che siano. In sostanza si tratta di narrazioni (storytelling) virtuali: se ben costruite, sono esperienze sensoriali di eccezionale fascino e profitto informativo.

Dove sono in Puglia? Purtroppo nei musei pugliesi non albergano gli iper-mondi. Al visitatore si squaderna una realtà sconsolatamente «uni-versa», fatta di referti materiali offerti al godimento visuale, ma di «multi-versi» non c’è quasi mai traccia. A Bologna prospera l’Integrated Research Team – Alma Heritage Science dell’Università Alma Mater: si tratta di imaging multispettrale, tomografia computerizzata 3D, rendering digitale, radiografia digitale… In Puglia non vi è nulla di simile.

Poiché sono stato anche un bibliotecario, sono solito conservare gelosamente i libri che posseggo. Ne ho preso uno dai miei scaffali: I musei della Puglia-Guida illustrata, curato dall’Assessorato alla Cultura della Regione Puglia nel 1981. Censisce una novantina di strutture, «musei» artistici, archeologici, etnoantropologici, storici e naturalistici. Confrontando quella situazione con l’attuale, anche giovandomi di una ricerca di due studiose pubblicata sulla rivista dell’Università di Macerata Il Capitale Culturale (n. 6 del 2013), posso sostenere tranquillamente che la situazione non è cambiata granché dal 1981. Per cui la frase attribuita a Peter Handke, «Perché non ci si è mai inventati un dio della lentezza?», che ho appreso grazie a Byung-Chul Han, un filosofo allievo di Peter Sloterdijk, in Puglia riguardo ai musei non vale: qui il dio della lentezza non solo esiste ma opera efficacemente!

Fuor di celia.

Ci lasciamo un po’ distrarre dalle sbandierate procedure per nominare i direttori dei musei (tredici nomine con giurie specchiate per i musei statali proprio in questi giorni, sulla base di un bando internazionale emesso a gennaio, che si aggiungono ad altre ventisette); ci lasciamo fuorviare anche dalle statistiche relative alle presenze totalizzate da ciascun museo (dato che di per sé non significa granché); ci infervoriamo per esaltare o svalutare l’intervento di testimonial-influencer (come accaduto al MarTa di Taranto con Chiara Ferragni), del tutto ininfluente. Ma sulla questione fondamentale tutti tacciono (forse per carità di patria?). Che è molto semplice: il sistema museale pugliese è arretrato, ripiegato su se stesso, poco aperto alla contemporaneità, insomma statico, restio alle innovazioni e alle sperimentazioni. La riprova? Manca in Puglia un grande museo del clima; manca un museo degno di questo nome sull’emigrazione nel corso dell’Otto-Novecento; manca un grande museo dell’acqua (perché non insediarlo nel Palazzo Cambellotti di Bari, trasferendo altrove gli uffici Aqp?); manca un vero museo della scienza e della tecnica o un grande museo della Terra. Presenze necessarie per declinare in termini contemporanei l’identità regionale e a questo proposito è indubbio che il processo strategico di nuova implementazione del sistema museale non può che essere in capo ai poteri regionali con l’obiettivo di staccarlo dalle sirene dell’economia turistica e incardinarlo nella filiera del Knowledge (l’istruzione, il sapere, la formazione, la cultura). Infine pensiamo alla rete degli Ecomusei, tramiti formidabili con le Comunità di riferimento: ultimi nati in Puglia, sono stati trascurati in questi anni e attendono un rilancio.


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