23-06-2018: "LECCE HOMO" A MOLA DI BARI

23-06-2018: "LECCE HOMO" A MOLA DI BARI

Sabato 23 giugno 2018 presso la Libreria Culture Club Café di Mola di Bari è stato presentato il romanzo di Peter Genito “Lecce Homo” (Robin Edizioni, 2016). Ha introdotto Waldemaro Morgese, ha letto brani Angela Redavid (che si è offerta volontariamente). W. Morgese ha dialogato con l’Autore, che ha recato ulteriori elementi di riflessione e di comprensione dell’opera.

Secondo il presentatore si tratta di un chiaro “romanzo di formazione” (Bildungsroman) ove l’Autore si immedesima frazionalmente nei personaggi principali: il commissario Oronzo Mazzotta e i fratelli Martino e Alessandro. Il romanzo presenta anche elementi tipici del genere giallo (un cadavere, un commissario che indaga, la soluzione dell’evento delittuoso a fine romanzo), senza però esaurirsi affatto nel genere. Costruito integralmente con la tecnica di un equilibrato altalenarsi di flash-back, in una prosa accattivante, con più di un io narrante, presenta alcuni focus evocativi importanti, ben amalgamati nella più complessiva scrittura.

W. Morgese li ha elencati così:

1) i segni, molto robusti, del romanzo di formazione, in complesso forse addirittura sovrabbondanti (nell’eterno conflitto fra vita e letteratura, vita e arte, qui prevale di certo l’arte…): si tratta precisamente di un numero folto di citazioni letterarie (titoli di libri e in qualche caso brani, con una enfasi per “L’uomo in rivolta” di Albert Camus e per “La Vita Nova” di Dante Alighieri), musicali e cinematografiche (in questo ultimo caso solo residualmente), che di certo scandiscono la parabola di vita dei personaggi-Autore;

2) la presenza della natura declinata con maestria e qualche eccellente empito poetico in tre paesaggi topici: il Nord brumoso (i paesaggi piemontesi di nord-est), la Toscana con il suo “cielo etrusco”, il Salento pugliese nelle parti marine ma anche nelle tracce barocche;

3) una vena essoterica, per la presenza di una citazione di fascino, vale a dire la leggenda della bell’Alda di San Michele Arcangelo, angelo e strega, ma anche per un richiamo che a ha a che fare con la vita oltre la morte, sia pure introdotto a contrario (“ma io non ho mai creduto all’esistenza dell’anima e alla sua sopravvivenza oltre la morte dei corpi”), nonché per la vaga possibilità che le tecnologie possano compiere il miracolo del ritorno di chi non c’è più (il che introduce anche una leggera vena-thriller nel romanzo);

4) una forte critica sociale, specie riguardo alle difficoltà di una intera generazione – quella dell’Autore, nato nel 1972 – a realizzarsi: “la sua vita era sospesa tra la disperazione di una generazione soffocata in ogni prospettiva di sviluppo sociale e la speranza di fare radici, metter su famiglia”;

5) una forte critica politica (forse elemento un po’ sovrapposto), cui contribuisce anche l’intreccio del romanzo per il fatto che le indagini del commissario Mazzotta, rivolgendosi a sospettare un potente della politica, sono ostacolate dal procuratore di turno che vorrebbe insabbiarle, ma vivificata anche dagli accenni alla “Milano da bere”.

Questi focus sono in realtà la vera intelaiatura (il vero intreccio) del romanzo, che quindi acquista spessore di contenuto, che si aggiunge allo spessore della scrittura.

Sono riconoscibili evidenti echi, consapevoli o meno, di alcuni capisaldi letterari: Silvia Avallone con la sua “Marina bellezza”; Pier Vittorio Tondelli con il suo “Camere separate” (in “Lecce Homo” l’omosessualità ha una presenza forte, anzi fortissima); e, per gli aspetti essoterici, la serie TV “Black Mirror” con l’episodio “Be right back” e il film di Giuseppe Tornatore “La corrispondenza”.

La presentazione ha avuto una notevole presenza di pubblico e al suo termine si è sviluppato un vivace dibattito.

 Nella foto: a sinistra Peter Genito, a destra Waldemaro Morgese

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