MULTITASK: recensioni a stampa

MULTITASK: recensioni a stampa

Si riportano, di seguito, le recensioni di: Mary Sellani (Quotidiano di Bari), Dionisio Ciccarese, Vitangelo Magnifico, Mary Sellani (ContrAppunti), Luigi Lupo.

{Libro} Lo svolgimento cinquantennale del percorso intellettuale di Waldemaro Morgese

“MULTITASK – UNA VITA COMPLICATA FRA LIBERALISMO E LABURISMO”

Non è facile incasellare in un ruolo ben definito Waldemaro Morgese tante sono le professionalità maturate nel suo lungo iter lavorativo, in cui, insieme ai cambiamenti della propria vita, ha cambiato anche esperienze e competenze: dalla grande utopia del teatro alla passione politica, dallo studio dei fondamenti dell’economia aziendale, alla difficile prova di “civil servant”, dall’amore per la cultura alla costruzione di biblioteche e di ecomusei, fino all’esperienza di editorialista e saggista. E’ per questo che, raccogliendo ora in una biografia lo svolgimento cinquantennale del suo percorso intellettuale, l’ha intitolata “Multitask – una vita complicata fra liberalismo e laburismo” (Edizioni dal Sud, 122 pagine, 12 euro).

Un’autobiografia scritta con il legittimo desiderio di lasciare una testimonianza soprattutto alla generazione a lui coeva, quella degli anni Sessanta caratterizzati da grandi trasformazioni della società, ed in cui fiorirono tra i giovani nati subito dopo la seconda guerra mondiale ideali di uguaglianza, progresso e libertà. Inoltre Morgese ha contribuito alla riflessione più moderna della questione meridionale con una sua proposta pedagogica nella formazione di una nuova classe dirigente e di conciliazione tra merito individuale e riformismo in senso solidaristico.

Di solito le biografie narrano le gesta di grandi personaggi che magari coincidono con eventi capaci di mutare il destino di un popolo, ma la storia è fatta anche di microstorie che pur non avendo nulla di epico assumono un fine esemplare, didattico, quando, per esempio, ci portano a conoscenza di uomini e donne comuni che però con i loro talenti, le loro virtù, le loro nobili passioni, lasciano comunque un segno nella collettività in cui sono vissuti.

La virtù più encomiabile nella storia di Waldemaro Morgese è senza dubbio il suo impegno civile, una virtù coltivata oltretutto da grande erudizione la quale gli ha permesso di intraprendere con successo percorsi innovativi in campi diversi. Una multiforme attività di cui ha dato buona prova anche perché rafforzata dall’imperativo morale di sostenere con coraggio le proprie ragioni e la propria indipendenza di giudizio. Scelte guidate dunque da alcune “stelle polari” che hanno indirizzato il suo cammino fino ad oggi. Sul piano delle idee infatti egli si riconosce nella formula “Lib-Lab” (Liberale-Laburista), per cui, ad un certo punto, abbandona la militanza nel Pci (innamoramento giovanile di un’utopia) per abbracciare i valori del liberalismo, filosofia politica che si fonda soprattutto sul rispetto dell’individuo, della sua dignità, senza però scindere questi valori dal concetto di solidarietà. Una solidarietà da non intendersi però come assistenzialismo integrale, come rivendicazione di diritti senza doveri. Perciò, fra le sue stelle polari, vi sono anche i valori dell’efficienza, della lotta ad ogni forma di spreco, dell’uso produttiva delle risorse “date”.

Un merito speciale che qui ci piace ricordare è il suo lavoro di Direzione della Biblioteca del Consiglio Regionale Pugliese, dove l’impegno di “costruttore noprofit” ha favorito in prima persona, senza intermediari, la diffusione di una cultura al servizio della promozione di nuove élites “illuminate” – di diversa estrazione ed interessi – in grado di misurarsi con i temi della competitività nel pubblico, della qualità della ricerca e della “degerarchizzazione organizzativa”. “La Teca del Mediterraneo – afferma Ennio Corvaglia nel prologo del libro – è venuta perciò esaltando una funzione dell’identità culturale lontana dal riduzionismo di tanta sociologia ed aperta alle inevitabili differenze, così connaturate ad una regione come la Puglia, crocevia storico di popoli e nazioni”. Infine, nell’epilogo, Nicola Saponaro afferma che il saggio di Morgese è scritto da “un intellettuale più scomodo che organico, da un filosofo delle scienze economiche, e il suo libro mi sembra quasi un manuale degli errori da non ripetere”.

[recensione di Mary Sellani apparsa su “Quotidiano di Bari” di mercoledì 26 novembre 2014, p. 9].

 

 Libri. Autobiografia «Lib-Lab» dell’ex direttore della Biblioteca Regionale

UNA VITA «MULTITASK» DAL TEATRO ALLA POLITICA

W. Morgese nel giardino dell’impegno

Multitask, che poi sarebbe di qualcosa o di qualcuno pronto a intervenire e contaminarsi con diversi sistemi di vita, di pensiero, con diverse forme di linguaggio. Qualcosa o qualcuno capace in definitiva di prodursi sul palcoscenico di svariati «teatri» esistenziali, di recitare più ruoli «in commedia», nella commedia della vita evidentemente, delle professioni eventualmente. Preso il termine dal mondo dell’informatica, Multitask è il titolo che Waldemaro Morgese ha voluto dare a questo suo libriccino (Edizioni dal Sud, pp. 120, euro 12,00), il cui sottotitolo Una vita complicata fra liberalismo e laburismo dà conto subito di una valenza testimoniale che punta ad andare oltre la semplice dimensione autobiografica.

Cos’è poi in fondo un’autobiografia? Un apostrofo rosa fra le parole m’amo? Si spera di no. Certo non lo è nel caso di Morgese, la cui scorribanda a ritroso dagli anni ’60 a questo primo scorcio dei 2000, con una fin troppo secca e lucida razionalità accompagna la vicenda più intellettuale che esistenziale di un «uomo qualunque» del Sud, lungo un percorso speso fra impegno politico, operosità professionale, visionaria utopia lib-lab.

Il testo di Morgese, preceduto da un prologo denso e succoso di umori sociologici di Ennio Corvaglia, seguito da un epilogo più corrivo e amicale di Nicola Saponaro, dà conto dei «loschi» precedenti teatrali del Nostro, quando a metà degli anni ’60 scriveva di teatro, fiancheggiando le avventure del CUT/Bari, su riviste di settore quali «La Rassegna pugliese» prima, i «Quaderni del Cut/Bari» poi. Da Mejerchol’d a Majakovskij a Brecht, furono le prime avvisaglie di quella passione per l’impegno e la riflessione sulle «umane cose a noi d’intorno» che poi lo doveva portare a «fare politica» nel Pci, nello stesso tempo a occuparsi di faccende di economia, bilancio e programmazione quale civil servant negli uffici della Regione Puglia. Fino al cimento forse più importante, e più produttivo sul piano operativo, quale direttore e propulsore della Biblioteca del Consiglio regionale, quella Teca del Mediterraneo che proprio Morgese doveva portare a risultati rimarchevoli.

Seguendo, come dire, l’indicazione che Voltaire suggerisce al suo Candido al termine di tante peripezie – vale a dire «coltiva il tuo giardino» -, anche Morgese, al termine della sua peripezia a ritroso, stabilisce una sua biblioteca rurale in campagna, dalle parti della nativa Mola di Bari. Ciò sulle orme anche di Cicerone: si hortum cum bibliotheca habes, nihil deherit (se hai un giardino con una biblioteca non ti manca niente). Insomma un «uomo qualunque», ma Multitask.

[recensione di Pasquale Bellini apparsa su “La Gazzetta del Mezzogiorno” di giovedì 18 dicembre 2014, p. 35].

 

Nell’ultimo libro di Waldemaro Morgese la sua storia di intellettuale e servitore dello stato

UNA VITA COMPLICATA E MULTITASK

Una vita complicata fra liberalismo e laburismo: l’autore avverte il Lettore sin dal sottotitolo di copertina del libro. Un libro il cui titolo rivela solo in parte la densità, la profondità e l’ampiezza del contenuto interamente autobiografico, ma per nulla autocelebrativo: Multitask. Nessun generico riferimento a fatti e situazioni, perché nel percorso di studio, di viaggio e di vita, ogni “fermata” è scandita da documenti, testimonianze, oltre che da ricordi. Un percorso avido di conoscenza, costellato di risultati, ma per nulla privo di contrasti.

Chi conosce l’autore, Waldemaro Morgese, troverà molte conferme su una personalità moderata, ferma ed equilibrata. E al tempo stesso vulcanica. Chi non lo conosce scoprirà la differenza tra la difficoltà di “fare le cose” e la semplicità di “rappresentarle” facendo credere che esistano davvero.

In questo senso Morgese è un po’ fuori dal mondo di oggi: racconta le cose solo dopo averle fatte. La memoria e lo studio del passato sono stati potenti generatori dei concreti progetti dei suoi “presenti”, con entrambi gli occhi puntati verso prospettive in cui le sue realizzazioni avrebbero incontrato le future generazioni.

Una ricerca inesauribile costellata di tanti “amori” (giusto per riprendere una trilogia editoriale recentemente curata dall’autore: politica, economia e cultura) che in questo Multitask (122 pagine, Edizioni dal Sud, 12 euro) ha le sembianze di una vita ricca di interessi persino apparentemente contrastanti, ma in realtà armonicamente miscelate da un impegno che desta ammirazione. L’amore infinito sbocciato fin da giovanissimo per il teatro e le sue utopie, la passione e la spinta verso una politica non solo vicina, ma autenticamente “utile” alla crescita economica e culturale della società, l’impegno civile da servitore dello Stato con una produzione programmatica e organizzativa di cui oggi si è persa traccia, lo studio e l’insegnamento dell’economia aziendale con un orientamento capace di incidere sulle dinamiche economiche del nostro territorio, l’esperienza di editorialista che ha richiamato in età matura le esperienze giornalistiche giovanili sperimentate nel mondo della cultura.

Negli alti e bassi che costellano la vita di tutti, Morgese tiene la barra dritta orientandosi con i punti cardinali dell’impegno civile e dello studio che ne hanno costruito una personalità eclettica, composita, multiforme. Le sue competenze partite dalla passione per il teatro sono applicate al complesso mondo dell’agricoltura in cui la tradizione ha per troppo tempo contrastato con l’innovazione relegando la Puglia a ruoli marginali e a economie residuali. C’è una militanza politica che segna gli anni giovanili di Morgese. L’esito di un impegno da sessantottino lo porta nel Pci in cui, ancora una volta, ebbe il ruolo di innovatore. Tra i primi comprese la svolta berlingueriana e un viaggio a Mosca gli suscitò molte riflessioni sulle reali condizioni dell’Unione Sovietica e sulla vita reale di quella popolazione. Una militanza che ampliò il suo sistema di relazioni e lo portò a un impegno sul territorio partendo ovviamente dalla sua Mola. Non fu priva di contrasti (come non lo sono state altre sue attività) la sua esperienza politica per una ragione tanto semplice quanto…naturale. A guidarne l’attività in tutti i campi è sempre stato il suo “codice genetico” di intellettuale aperto alla conoscenza, all’ascolto e alla riflessione. Un corredo troppo distante da quello della politica con la p minuscola.

Il concetto di dogma è quanto di più distante esista nella sua visione del mondo e della vita. Pronto a mettersi in discussione e a mettere in discussione. La sua è la scelta scomoda di un intellettuale raffinato e onesto che lontano dai riflettori e dalla politica effimera ed evanescente ha lasciato il segno: dall’agricoltura alla Teca del Mediterraneo (alla cui direzione si deve, tra l’altro, il merito di un’apertura al territorio che non ha avuto precedenti in Italia). Una vita complicata, appunto. Ma intensa e densa. Con un’inesauribile amore per il proprio territorio e con l’idea che l’unico riscatto possibile di una comunità transiti attraverso l’affermazione della cultura. Con uomini di questa statura è doveroso sentirsi in debito.

[recensione di Dionisio Ciccarese apparsa su “EPolis Bari” di martedì 23 dicembre 2014, p. 20].

 

Riflessioni su una vita al servizio della società

“MULTITASK”, L’AUTOBIOGRAFIA DI WALDEMARO MORGESE

Multitask, una vita complicata fra liberalismo e laburismo (Edizioni dal Sud, Bari, 2014; pp. 122; Euro 12,00) è l’ultima opera di Waldemaro Morgese, presentata a Mola, il 20 novembre scorso, nella sala del Castello ad opera della Libreria Culture Club Cafè e della Casa Editrice, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale. Hanno dialogato con l’autore Stefano Gaudiuso e lo scrivente.

Sono tanti i motivi che spingono qualcuno a scrivere un’autobiografia. Penso che lo si faccia per se stessi, quando, ad una certa età, si sente l’esigenza di realizzare una sorta di inventario della vita e del lavoro svolto. La si può scrivere per riflettere sui risultati ottenuti, ma anche per far conoscere agli altri come è stata spesa un’intera esistenza. “Nessuno vive un’esistenza così banale da rendere inutile il tentativo di raccontarla”.

Riportando in premessa questo concetto dello scrittore Enrico Brizzi, Waldemaro Morgese è evidente che lo ha fatto per tutti questi motivi e ha dedicato il libro al nipotino, Marco Ottavio Waldemaro, nato il 27.12.2012, “Augurandogli una vita un po’ più semplice di quella di suo nonno, ma comunque ugualmente determinata nell’osare, creare, donare e soprattutto pensare con la propria testa”.

Multitask non è la vita romanzata di Waldemaro. Inutile cercare nel testo dati bibliografici e vicende famigliari; ma, come recita in titolo, è la fedele – ed onesta – riproposizione dei tanti impegni politici, amministrativi e didattici svolti dall’autore a partire dalla fine degli anni sessanta quando, sessantottino universitario a Roma, aderiva alle frange più estremiste della sinistra del Paese ed addirittura pensava di passare alla clandestinità. Le buone letture di Pier Paolo Pasolini e di Giorgio Amendola lo dissuasero e lo indussero all’attività politica nel Partito Comunista Italiano di Enrico Berlinguer. Da qui una interessante ed impegnatissima attività di militante politico, prima come segretario della Sezione del PCI di Mola (con l’aumento dei seggi del partito alle elezioni del 1975 e l’elezione della prima donna nel Consiglio Comunale molese) e poi come funzionario regionale responsabile della Commissione Agricoltura, di organizzatore della Biblioteca regionale e di realizzatore di Teca del Mediterraneo. L’esperienza acquisita durante l’espletamento dei tanti compiti ed incarichi assegnatigli (in inglese multitask, da cui il titolo del libro) lo porteranno a collaborare con valenti docenti con incarichi di insegnamento prevalentemente di economia nelle diverse sedi universitarie pugliesi.

Waldemaro non abbandonerà mai la sua grande passione per il teatro: si laurea a Roma con una tesi su tale argomento e inizia il suo racconto del secondo capitolo (Il teatro: la grande utopia) con la lotta condotta dagli universitari molesi per salvare il nostro abbandonato “Van Westerhout” da una probabile demolizione per farlo risorgere come prestigioso contenitore culturale.

Dalla lettura dei sei capitoli che compongono il libro si apprendono molte cose dell’attività svolta da Waldemaro che anche chi lo conosce bene ignora. Si scopre che ha influenzato e scritto proposte di leggi e regolamenti per la Regione; che ha dialogato con esponenti politici nazionali di primo piano come Emanuele Macaluso e Luciano Barca su temi di agricoltura. Intanto, si conquista la stima dei politici della parte avversa che gli offrono incarichi fiduciosi della sua onestà intellettuale pur sapendo che non è facilmente addomesticabile. Anzi, sanno, come scrive in epilogo Nicola Saponaro, che Waldemaro più che essere un intellettuale organico è un intellettuale scomodo. E tale lo sarà nel partito quando deluso del passaggio del PCI a PDS abbandonerà vecchi compagni per allontanarsi gradualmente dall’attività politica. Siccome non sa stare inoperoso, si farà promotore ed organizzatore nel Poggio di San Materno dell’Associazione delle Antiche Ville, dell’Ecomuseo e della Biblioteca Rurale della Casina Morgese. Quest’ultima è divenuta il suo buon ritiro, dove legge, riordina le sue carte e scrive libri. E riflette sui risultati ottenuti e arriva a scrivere: “…non è che la mia figura possa essere accostata a quella di Don Quijote de la Mancha... il “folle” cavaliere che mostra al lettore il problema di fondo dell’esistenza, cioè la delusione che l’uomo subisce difronte alla realtà…?”.

A questo punto lasciamo al lettore il piacere di conoscere meglio, se non scoprire, Waldemaro Morgese attraverso i sei capitoli del libro più il prologo di Ennio Corvaglia, docente di Storia contemporanea e del Risorgimento all’Università di Bari, e l’epilogo di Nicola Saponaro, drammaturgo e pubblicista, ai quali si aggiunge la bellissima copertina con il ritratto dell’autore realizzato da Giuliana Calvani, degna figlia del grande Bruno.

 [recensione di Vitangelo Magnifico apparsa su “Città Nostra” del dicembre 2014, pp. 24-25].

 

 STORIA E MICROSTORIE DI WALDEMARO MORGESE

«Multitask – una vita complicata fra liberalismo e laburismo» (Edizioni dal Sud, 122 pagine, 12 euro) è un memoriale di Waldemaro Morgese, in cui è condensato lo svolgimento cinquantennale del suo percorso intellettuale, una biografia scritta da lui medesimo non per vanagloria ma con l’intento di lasciare una testimonianza utile anche a nome di tutta una generazione, nel tempo della quale egli stesso si è formato: la generazione degli anni Sessanta che si confrontò con le trasformazioni della società uscita dalla seconda guerra mondiale, oscillante tra la spinta individualistica-consumistica, e quella riformistica di solidarietà sociale; tra la società dell’uguaglianza e quella della valorizzazione del merito individuale. E, da uomo del Sud, Morgese si è applicato nello stesso tempo alla riflessione sullo sviluppo del Mezzogiorno con la sua proposta pedagogica imperniata sul tentativo di conciliare quelle spinte contrapposte, tra socialismo e liberalismo, nella formazione di una nuova classe dirigente.

Morgese non è certo l’eroe di una grande storia, quella fatta di eventi capaci di cambiare il destino di un popolo, che giustifichi dunque la scrittura di un’autobiografia – come egli stesso con onestà tiene a precisare in apertura del primo capitolo. Ma la storia è fatta anche di microstorie che pur non avendo nulla di epico assumono una certa nobiltà, un fine esemplare, didattico, quando narrano le «gesta» di uomini o donne comuni che con le loro virtù lasciano pur sempre un segno nella collettività in cui sono vissuti. La virtù più ammirevole nella microstoria di Waldemaro Morgese è la sua passione civile, nutrita di grande erudizione: qualità che gli ha permesso di intraprendere con successo percorsi esistenziali in campi diversi, come la critica teatrale, l’impegno politico volontario nel partito comunista, il funzionariato pubblico non burocratico ma aperto alle teorie economico-amministrative più moderne, l’insegnamento universitario di economia aziendale, la costruzione di organizzazioni noprofit, il mestiere di bibliotecario, di operatore museale, di editorialista. Insomma una multiforme attività cui si addice bene l’immagine di individuo-multitask, in cui ha dato piena prova della difficile arte di «civil servant».

Un’attività poliedrica la sua, rafforzata inoltre dall’imperativo categorico (kantiano) di sostenere con coraggio le proprie ragioni e le proprie scelte di libertà. Scelte guidate da alcune «stelle polari» che hanno indirizzato il suo cammino fino ad oggi. Sul piano delle idee infatti egli si riconosce nella formula «Lib-Lab» (Liberale-Laburista), per cui a un certo punto abbandona la militanza nel Pci (innamoramento giovanile di un’utopia) per abbracciare i valori del liberalismo, filosofia politica che si fonda innanzitutto sul rispetto dell’individuo, della sua dignità, senza però scindere questi valori dal concetto di solidarietà. Una solidarietà da non intendersi come assistenzialismo integrale, come rivendicazione di diritti senza doveri. Pertanto, fra le sue stelle polari, vi sono anche i valori dell’efficienza, della lotta ad ogni forma di spreco, dell’uso produttivo delle risorse «date». Un merito speciale che qui ci piace ricordare è il suo lavoro di direzione della Biblioteca del Consiglio regionale pugliese, dove l’impegno di «costruttore noprofit» ha potuto in prima persona, senza intermediari, favorire la diffusione di una cultura al servizio della promozione di nuove élites «illuminate» - di diversa estrazione ed interessi –in grado di misurarsi con i temi della competitività nel pubblico, della qualità della ricerca e della «degerarchizzazione organizzativa». «La Teca del Mediterraneo – afferma Ennio Corvaglia nel Prologo del libro – è venuta perciò esaltando una funzione dell’identità culturale lontana dal riduzionismo di tanta sociologia ed aperta alle inevitabili differenze, così connaturate ad una regione come la Puglia, crocevia storico di popoli e nazioni». Infine, nell’Epilogo, Nicola Saponaro sostiene che il saggio di Morgese è scritto da «un intellettuale più scomodo che organico, da un filosofo delle scienze economiche, e il suo libro mi sembra quasi un manuale degli errori da non ripetere».

[recensione di Mary Sellani apparsa su “ContrAppunti” del gennaio 2015, p. 6].

 

 Biografia «raccontata da lui medesimo» fra arte e società

WALDEMARO MORGESE, UN INTELLETTUALE «MULTITASKING»

Una vita vissuta in maniera sempre attiva ed impegnata, misurandosi con tutti gli aspetti dell’universo culturale. Dal teatro alla politica passando per il ruolo di funzionario burocratico e la sperimentazione di contenitori online. Un’esperienza «multitasking» quella di Waldemaro Morgese che si racconta nel suo libro edito da Edizioni dal Sud. Multitask. Una vita complicata fra liberalismo e laburismo – titolo del volume – racchiude la sua variegata esperienza che lo ha visto coniugare teoria e pratica, riflessione ed impegno civile. Con un occhio particolare rivolto al Mezzogiorno. Su cui concentra il dibattito centrato sul dialogo tra la spinta individualistica, figlia della società dei consumi, e l’intervento pubblico per aspirare alla solidarietà sociale. E proprio nel sud d’Italia poteva essere vincente un tale modello di socialismo con la necessità di fuoriuscire dall’arretratezza e far crescere nuove élites.

Il racconto autobiografico di Waldemaro Morgese si coniuga con gli ideali di una generazione che ha vissuto l’impegno politico mediando tra il soggettivismo e l’aspirazione alla solidarietà sociale. Ma da quella lotta comune condivisa, come spiega nel prologo, Ennio Corvaglia, Morgese è emerso con tutta la sua dimensione soggettiva. Ha sentito così il bisogno di dedicarsi alla comunicazione politica, di fondere scienza e politica nel partito come nelle istituzioni. Il suo impegno, però, è sempre stato incentrato sul piano culturale.

Il ruolo di direttore della Biblioteca del consiglio regionale gli ha permesso di promuovere lo sviluppo di nuove elites «illuminanti». Mentre risale alla direzione della «Teca del Mediterraneo» il progetto I quotidiani della tua Puglia in classe. Diede, nel 1994, in qualità di responsabile dell’ufficio «Biblioteca e Documentazione» del Consiglio regionale, all’utilizzo dei fondi per la comunicazione istituzionale. Lui la interpretò in maniera differente dalla solita produzione di spot televisivi. Concentrò le risorse a disposizione – circa 1 milione – nella promozione di attività preordinate alla divulgazione dei principi e dei valori dello Statuto Regionale. Nacquero così strumenti che ancora oggi caratterizzano la comunicazione dell’ente regionale: il periodico «Puglia notizie», il sito web del Consiglio regionale, la diretta streaming delle sedute, l’Infopoint del consiglio.

Il libro traccia le tappe di questa mente sveglia e raffinata riportando anche numerose missive, elaborate da Morgese e rivolte a politici ed esponenti delle istituzioni. Tra queste, quella rivolta all’allora segretario del Pci, Massimo D’Alema, relativa all’elaborazione di leggi sui temi del decentramento, del rafforzamento dei poteri autonomistici, del recupero di efficienza e produttività degli apparati burocratici pubblici. Come docente del corso in «problematiche funzionali del bilancio regionale», propose, nel 1990, una personale visione del federalismo fiscale.

Negli ultimi anni, si è dedicato a produrre editoriali, con una chiave «concettosa e colta» per il settimanale Gazzetta dell’Economia, diretto da Dionisio Ciccarese. Impegnato anche nell’associazionismo no profit, nel 1997 diede vita, insieme ad altre dieci persone «di buona volontà», alla Onlus «Le Antiche Ville» che sosteneva la rifunzionalizzazione delle aree rurali secondo criteri di sostenibilità. Tra cui la sua «avita casina rurale» di fine Ottocento, il cui centenario fu celebrato con un convegno nel 1998.

[recensione di Luigi Lupo apparsa su “Corriere del Mezzogiorno” di martedì 3 marzo 2015, p. 11].


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