IL TEMPO UGUALE: Florilegium-recensioni sulla pagina Facebook

IL TEMPO UGUALE: Florilegium-recensioni sulla pagina Facebook

Sul romanzo di Waldemaro Morgese IL TEMPO UGUALE (Les Flaneurs Edizioni, Bari 2016) è stato aperto dopo la pubblicazione un "Florilegium" di opinioni sulla pagina Facebook dell'Autore. Qui di seguito si riportano gli interventi ospitati nei "lanci" del "Florilegium". 

 Le recensioni sono, nell'ordine di: Giulia Poli Disanto, Marisa Vasco, Chiara Lo Conte, Antonella Linsalata, Stefano Gaudiuso, Antonio Campanile, Vincenzo d'Acquaviva, Vittorio Farella, Angela Redavid, Franci Marzano, Giovanni Lafirenze.

 

Giulia Poli Disanto, poetessa:

IL TEMPO VIRTUALE E AMBIGUO DI WALDEMARO MORGESE

C’era una volta...

Tutte le storie da me ascoltate da bambina iniziavano così. Il tempo racchiuso in quelle poche parole diventava all’improvviso misterioso e intrigante tanto che passato e presente si confondevano, catapultandomi nella magica atmosfera di una storia senza tempo, con una visione della vita del tutto personale.

Viverlo appieno o fermarlo il tempo, è una necessità che gioca un ruolo centrale nella nostra esistenza. Il suo valore scaturisce dall’uso che l’essere umano ne fa nel suo insieme, e rappresenta l’esperienza e la sostanza del nostro vivere quotidiano.

Il Tempo uguale, di Waldemaro Morgese, Les Flaneurs edizioni, è un interessante racconto che si srotola sul filo filosofico della memoria con un linguaggio pacato e scorrevole. Una storia che inizia secondo la narrazione tradizionale e prosegue con il genere fantastico, tanto da coinvolgere il lettore sin dall’inizio proprio per quell’invisibile filo rosso che lega, in modo virtuale, passato, presente e futuro.

È su quest’onda temporale che navigano i ricordi del protagonista Sergio, su quel c’era una volta con risvolti avveniristici e in compagnia dei suoi libri, della sua biblioteca, del suo abbecedario e dei suoi scacchi, testando l’intelligenza di tutti coloro che sono in grado di apprezzarne l’eredità spirituale.

Un’esistenza tramandata da padre in figlio, dove il tempo nel suo divenire, seppure sconfitto, acquista continuità e coerenza per ben tre generazioni. Rifugio luminoso e intimo, una casa in campagna ereditata dal figlio Spartaco che continuerà ad operare, seguendo le orme del padre. Cosicché, passato e futuro possono essere riscattati nel presente, luogo di accumulazione del ricordo e dell’anticipazione. 

Un lungo monologo interiore, quindi, quello di Sergio che porta a riflettere sull’ambigua esistenza del tempo e su una possibile vita virtuale anche dopo la morte. Da quest’essenza visionaria non mancano sentimenti positivi, come la speranza, l’amore, nonché la fede per un futuro senza tempo, dove la morte stessa ne fa parte, assumendo levità e accettazione perché “se passato presente e futuro sono indistinguibili semplicemente perché il tempo non esiste, allora è possibile viaggiare anche nel futuro e modificarlo…”.

           Il tempo, dunque, inteso come dimensione dell’anima – per dirla con Sant’Agostino – ma anche ambiguo e virtuale, a mio avviso, perché, alla fine, il tempo stesso ha il potere di cancellare tutto. Un discorso impegnativo, certo, dove non è esclusa una profonda riflessione filosofica nel chiedersi se il tempo esiste veramente oppure no. Una domanda intrigante dove la risposta rimane soggettiva.

Belle ed eleganti le illustrazioni e la copertina a cura di Antonella Linsalata, dove l’autrice si esprime secondo una personale interpretazione.

Una scelta che accende la curiosità e contribuisce a leggere il libro…

 

 

Marisa Vasco, scrittrice:

Il tempo, lo spazio, la memoria, sono temi che da sempre affascinano l’uomo, l’uomo che pensa, che riflette sul significato vero della vita. Filosofi e scienziati hanno tentato, osato avventurarsi alla ricerca di una spiegazione.

Newton dice che “Spazio e tempo sono entità assolute e universali, per qualsiasi osservatore”.

Nella concezione di Einstein, lo spazio e il tempo sono interconnessi tra loro. Essi formano un’unica entità a quattro dimensioni. Spazio e tempo non sono più assoluti ma sono relativi al sistema di riferimento dell’osservatore.

Potrei citarne tantissimi, non cambierebbe. Potremmo solo soffermarci a meditare, cercando di compenetrare questi concetti formulati da menti superiori o comunque dedicate a comprendere i significati più remoti della vita stessa.

Il magnetismo che questa problematica emana è davvero forte e coinvolgente e Waldemaro Morgese nel suo “Il tempo uguale” ha reso semplice, laddove il rendere semplice un ragionamento non è affatto facile, e quasi naturale, lo scorrere del tempo in modo non lineare e continuo, ma direi piuttosto parallelo, su più binari e in direzioni diverse, che si intrecciano e si accavallano come il nastro di un’autostrada.

In questo racconto il verso della freccia sulla linea del tempo non solo non va sempre dal passato al futuro, ma è possibile continuare sulla direzione scelta anche dopo la morte. Ci saremo…saremo presenti nella memoria di chi ci ricorda, ne parleranno come fossimo vivi perché siamo nelle cose, negli oggetti, nei ragionamenti, nelle abitudini, nei libri che abbiamo letto, in quelli che abbiamo scritto, nelle cellule dei nostri figli e in quelle dei nipoti.

L’energia di Sergio, il protagonista del racconto, anche dopo la sua morte aleggia nella casa di campagna, nella biblioteca tanto amata, vicino l’albero del melograno e la piscina proletaria. Circonda i suoi amici e i suoi libri. C’è.

E accanto a questo panta rei ci sono i valori, c’è la forza in cui Sergio ha creduto e quella con cui ha lottato. Dal quadro emerge un uomo sereno, perché pensa di aver fatto quello che poteva, quando poteva, malinconico perché si accorge dello scorrere del tempo e vuole ritrovare un atteggiamento, una sensazione, qualche cosa di se stesso che ha smarrito, che è ricoperta dalla nebbia del tempo. Ricerca nelle sue letture, nei suoi disegni da bambino, nei suoi pensieri antichi, di fanciullo assorto nelle riflessioni e nei ragionamenti, a volte più grandi lui. Non una foto può comunicargli ciò che non ricorda. Una foto, è ferma, stantia, ruba l’immobilità dell’attimo e non la dinamica del pensiero che l’attraversa. Piuttosto un libro. Una frase scritta che ha suscitato una reazione, una meditazione più critica, più profonda.

E nelle vite parallele si vede combattente al fianco dei vinti, o salvatore di antichi animali estinti o essere transumano, immortale che lotta sempre a difesa dei deboli, retaggio lasciatogli dalla sua stessa vita trascorsa accanto ai senza diritti contro le ingiustizie sociali.

E poi l’accettazione della vecchiaia, una meravigliosa “decantazione” della propria vita, come fosse un buon vino di botte, questo distacco dalle passioni che mi ha riportato a Socrate, alla sua saggia “Apateia”, fra i banchi del mio vecchio liceo, nel millennio passato…

Ed infine Spartacus, un dono lieve, giunto in punta di piedi, senza forzature, senza drammi, senza sconvolgimenti, come ci si sarebbe aspettati dalla nascita di un figlio a così tarda età. Sergio continua a ripetersi che la sua nascita è stata un caso, ma poi la scelta del nome, Spartacus, richiama ancora una volta il patrimonio spirituale di una lotta fiera, coraggiosa, di una vita in cui c’è la ribellione ai soprusi, gli fa considerare un figlio come luce pura che illumina e chiarisce anche ciò che sembra chiaro.

E’ tutto questo che Sergio gli lascerà o forse condividerà con lui. I suoi libri, tesori espugnati, il gioco degli scacchi, “così rigoroso e scientifico”, i suoi amici, le sue lotte, la sua casa di campagna con l’energia e la luce di intere generazioni rimaste lì a rischiarare il tempo e lo spazio.

 

 

Chiara Lo Conte, bibliotecaria:

Non è un caso che ad introdurre “Il tempo uguale” ci sia una bibliotecaria, perché questo testo è scritto da un bibliotecario/scrittore, tra i protagonisti c’è qualche bibliotecario ed in sé racchiude una biblioteca.

Attraverso le pagine si capisce pian piano quanto sia personale il concetto di biblioteca non solo per i libri che racchiude, ma anche e soprattutto per il significato che quei libri assumono nella vita, uno scrigno difficile da aprire agli estranei ma anche ai familiari, fino a quando la morte del protagonista non spinge il figlio a prendere contatto con quelle carte e quelle pagine, cosicchè la biblioteca diviene il contenitore della scoperta di luoghi reali, carte geografiche e città da visitare, nonchè legame indissolubile tra diverse generazioni.

Ogni esistenza è un intreccio di storie vissute, lette, raccontate, e quella di Sergio ne è particolarmente ricca. Le lotte al fianco dei deboli, i viaggi al centro della terra e sulle navi dei pirati (non meno reali anche se solo immaginati nella lettura), l’avventura della vita, degli incontri e della paternità: tutte queste storie fanno parte di Sergio, che le rievoca negli anni trascorsi nel suo ritiro in campagna, in compagnia di libri e amici. “Il tempo uguale” è il racconto di queste storie, e poco importa dove si trovi la voce narrante: forse il tempo non scorre in maniera lineare, e ci consente di osservare anche il nostro lascito, di sorridere nel comprendere che l’esistenza continua nei ricordi che abbiamo abbandonato e nella vita dei nostri cari. Da qui parte il concetto di tempo sempre uguale.

Sergio, il protagonista del romanzo ormai giunto alla vecchiaia, nella sua biblioteca attraverso le pagine dei suoi libri rivive la sua storia personale fin dalla tenera età passando attraverso fumetti, romanzi, appunti di frasi celebri strettamente legate a determinati periodi storici.

Il protagonista dice: "nella mia biblioteca ho anche un libro che non faccio vedere a nessuno ma che è giusto che conservi". Biblioteca come tesoriere/scrigno …: ciò mi ha fatto ricordare la celebre frase di Eliades Acosta Matos: “Quando tutto il mondo butta e distrugge, la biblioteca custodisce, perché restino impresse la memoria e l’essenza di un paese”.

Nel testo si analizza il concetto di tempo ricomposto attraverso piccoli indizi, appunti, libri, oggetti: "...Tutto ciò stava a simboleggiare il mio amore appassionato per il viaggio, l’uscire da sé, il rincorrere continuamente il diverso, luoghi e persone sconosciuti…" dice Sergio, ma la verità è che il tempo inteso come passato, presente e futuro è forse solo una metafora, perciò alla fine ci chiediamo: perché il tempo vola quando ciò che sta accadendo ci piace e invece non trascorre mai quando ci stiamo annoiando?

Il nostro personaggio ci dimostra come alla fine la nostra esistenza dura anche dopo la morte: ciò è possibile finchè ci sarà qualcuno in grado di ricordarci e di leggere ciò che abbiamo lasciato scritto su qualsiasi supporto………da qui il concetto di viaggio nel tempo…….

Sergio piano piano da lettore diviene anche scrittore ed i suoi personaggi cominciano a intrecciare vite, seconde vite, fantasie attraverso un modo nuovo di viaggiare, quello virtuale: "il tempo fluisce senza interruzioni quindi la realtà è un continuo panta rei. Ma c'è chi sostiene che il tempo non esiste, che spazio e tempo sono la medesima cosa". 

 Nel mondo virtuale spazio e tempo sono la stessa cosa perché entrambe non esistono, eppure per noi diventano fin troppo veri nella realtà quotidiana dell’on-line.

Riflettendo, in questo romanzo, già dal titolo “Il tempo uguale”, si sottolinea che lo scandire dei secoli non ha mai modificato nella storia una costante, ossia che il vero viaggio parte sempre dal virtuale. Mi spiego meglio: c’è sempre la fantasia a spingerci a voler vedere posti nuovi, ad immaginare scenari inesplorati, a realizzare storie che oggi ci sembrano fantascienza ma che il tempo trasformerà in realtà….

"Mi piaceva molto volare nel futuro", dice Sergio mentre crea nuovi mondi fantastici.

Eppure la realtà ci riporta sempre coi piedi per terra e una delle poche certezze è il sopraggiungere della morte. Così sarà anche per Sergio, marito di una giovane donna e padre di un giovanotto di nome Spartaco: "In fondo la famiglia cambia, è un concetto che non combacia più con i pupazzi del presepe". 

Anche Sergio ha vissuto due vite, quella reale in cui si confronta con la bellezza e la difficoltà di gestire una paternità in tarda età e la vita virtuale delle letture nella sua biblioteca. Questo pensava la moglie Marta fino a quando il funerale di Sergio apre nuovi inaspettati punti di vista soprattutto in Spartaco che scopre un papà amato da "un meraviglioso campionario di umanità autentica". 

Meravigliose le illustrazioni del romanzo che si soffermano a sottolineare il punto focale del narratore e trasformano interi capitoli in quadri magistralmente sintetici già nei sottotitoli.

 

Antonella Linsalata, docente:

"Il tempo uguale" ...dove la flessibile sfumatura della realtà irrazionale, libera...sciolta nei movimenti e negli intenti ...si intreccia alle puntuali ...campiture ...razionali...rigide...rigorose e inflessibili del nostro essere... ha costituito ...un'occasione ...unica ...per creare ...con linee e colori ...per fissare basilari immagini che…leggendo il libro ...ho immaginato e assaporato come un sereno spettatore che a fine giornata....visiona un bel film....
Libri volanti ...scacchi esplosivi...dinosauri duttili ...figure robotiche...rivoluzionarie ...passionali ...mescolate a ricordi che emergono nella memoria ...come iceberg dalle forme capricciose ed articolate ....sono state fantasiosamente elaborate dalla mia creatività, che ha reso visibile ...reinterpretato un mondo, attribuito un volto ...alla narrazione ...del mio caro amico Waldemaro!!

 

Stefano Gaudiuso, studioso:

A PROPOSITO DEL TEMPO UGUALE

Scrive Alceste Santini, nella premessa a “I tre tempi del presente” (Alessandro Natta – Edizioni Paoline, Anno 1989), con dichiarato riferimento a Agostino di Ippona che i tre tempi della vita sono contemporaneamente nell’anima. Si dovrebbe dire:” Il presente del passato” per indicare la memoria storica, Il presente del presente ossia la visione dell’oggi con i problemi nuovi che viviamo, Il presente del futuro che rende viva l’attesa per significare che il nostro destino è come lo costruiamo.

Credo che Waldemaro Morgese nel suo “Il tempo uguale”, non so quanto volutamente, si sia anche lui “ispirato a Sant’Agostino nel nuovo racconto che, devo dire magistralmente (come con i precedenti “Multitask” e “Il discobolo”) ricostruisce la sua esperienza con continue scorrerie tra passato, presente e futuro, anche con largo uso della fantasia, ma con frequenti riferimenti a persone e situazioni concretamente verificabili. E suggestive sono tanto la copertina quanto le illustrazioni, curate dalla brava Antonella Linsalata, che accompagnano, arricchendole, le pagine del racconto, scritto nel “buen retiro” della avita villa di campagna dove sono i suoi libri, i ricordi, gli amori, autodefinendosi “un solitario ma non una persona sola”.

“Il tempo uguale” è, naturalmente scritto molto bene e, al di là di alcuni pentimenti rispetto a convinzioni sostenute anche con impegno militante in un periodo non certo trascurabile della sua vita (parlando dell’Albania e di Enver Hoxha, Sergio condanna a giusta ragione il dittatore e intende, così, “onorare…il popolo così punito e martoriato durante i decenni di una dittatura crudele tenuta in piedi in nome di ideali calpestati, ma in cui –questo il problema- anche io ho creduto negli anni della gioventù”), Waldemaro rimane un idealista. Se ne ha conferma, a mio avviso, nella proposta, sia pure “impacciata”, di chiamare “Spartaco” il figlio “non previsto né voluto”, ma molto amato. E, d’altra parte, senza quegli ideali (certo, traditi nei Paesi del cosiddetto “socialismo reale”, in cui, forse, si è posta acriticamente una eccessiva fiducia), Waldemaro-Sergio si sarebbe mai impegnato per le lotte a favore dei baraccati a Roma e dei marinai a Mola nei primi anni ’70 del secolo scorso, durante il prolungato sciopero per il contratto di lavoro? E la sensibilità verso i temi ambientali, che pure nel suo racconto trovano ampio spazio, sarebbe stata la stessa? Il rivoluzionario schiavo Spartaco, poi, è la proiezione di sé nel figlio e la casa di campagna, già del padre e del padre di suo padre “ora di Spartaco, e la mia biblioteca erano sul serio un luogo delle meraviglie e di incessante precipitazione del tempo, quello che si snoda sempre uguale a se stesso, non isolata testimonianza ma legame fra generazioni e occasione di vivace fecondazione nel tentativo (narcisistico?) di replicare somiglianze”.

Concludo ancora con A. Natta: “Questo dell’intreccio dei tempi, di ciò che del passato sentiamo e vogliamo resti vivo nel presente, e del nuovo che anche da quell’eredità dinamicamente vogliamo far scaturire, perché valga e impronti il futuro, non è solo un problema dell’individuo, finché vita lo regge. E’ anche, lo sappiamo, un problema politico di primaria grandezza: quello del rapporto fra tradizione e innovazione, o, se si vuole, della comprensione del proprio passato e del passato di altre formazioni sociali e politiche e chi più comprende più sarà in grado (come avvertiva Gramsci) di creare nuova storia”. Ad majora, caro Sergio/Waldemaro.

 

Antonio Campanile, docente:

Carissimo Waldemaro,

intanto scusa il ritardo con cui ti rispondo.

Ti ringrazio molto del tuo invito, che purtroppo sono costretto a declinare, un po' perché non ho mai fatto recensioni, un po' perché - ti confesso - il tuo romanzo non mi ha preso tanto.

Purtroppo sono fatto così, essendo un lettore per così dire umorale. Probabilmente non sono riuscito ad entrare nel tuo stile narrativo, che mi è parso forse troppo razionale per i miei gusti. 

Non me ne volere se sono così franco, ma trovare altre scuse sarebbe stato poco onesto. Per inciso, in un gruppo di lettura di Rutigliano cui faccio parte, discutemmo qualche tempo fa di un romanzo, "Gli anni al contrario", di Nadia Terranova. Ebbene, anche quel libro non mi ha preso per niente. Eppure sta girando...

Non mi resta che salutarti rinnovando la mia stima nei tuoi confronti.

A risentirci!

 

 Vincenzo d’Acquaviva, scrittore:

MORGESE E IL SUO TEMPO UGUALE                                               

Tra gli ultimi lavori pubblicati da Waldemaro Morgese, “Il tempo uguale” [Les Flâneurs, Capurso (BA), 2016] è sicuramente il più intrigante sotto diversi profili. In primo luogo per le immagini significative di Antonella Linsalata ivi contenute - egregiamente illustrate dall’autrice nella serata della presentazione del volume, nei locali della libreria Culture Club Café di via Van Westerhout, in Mola di Bari - per la visione atemporale di vicende vissute e, perché no, da un punto di vista squisitamente psicologico.

Il volume consta di due parti e ripercorre, in chiave autobiografica, le esperienze vissute dall’autore, a partire dall’infanzia, per proseguire con alcune situazioni che inducono il lettore a una attenta riflessione sulla propria condizione e vicenda umana.

Nel leggere la prima parte, dedicata all’infanzia, non ho potuto fare a meno di ricordare i fumetti dell’epoca (anni Cinquanta e oltre) che anch’io leggevo avidamente: Il Grande Blek; Capitan Miki; Tex; l’Intrepido, Il Monello, solo per citare quelli che andavano per la maggiore. Di più. Quei giornaletti avevano anche un valore intrinseco di scambio. Per es., l’Intrepido o Il Monello, valeva tre Grande Blek o Capitan Miki.

L’autore ci accompagna nei suoi viaggi in Albania, negli Stati Uniti, e in terre sconosciute. A proposito del paese delle aquile dove, oltre a non avere visto nessun rapace, si sofferma a parlare di una mappa turistica del Paese posto sulla sponda opposta dell’Adriatico. Una mappa che conserva alla stregua di un ex voto per onorare quel “popolo così punito e martoriato durante i decenni di una dittatura crudele tenuta in piedi in nome di ideali calpestati, ma in cui - questo il problema - anche io ho creduto negli anni della gioventù”. Un’ammissione di rara onestà intellettuale, che rende onore all’autore.

In America, Morgese, si è recato in occasione della pubblicazione di un volume, “Dear America”, di un nostro compianto connazionale, Thomas Sgovio. Costui lascia gli Stati Uniti - dove il comunismo non trova cittadinanza - optando per l’Unione Sovietica e scopre, a sue spese (viene fatto prigioniero per le sue idee comuniste e condotto in una sorta di Arcipelago Gulag) che il Paese comunista per eccellenza, da lui idealizzato, è di gran lunga peggiore di quello precedente.

Faccio un volo pindarico nella lettura e ritrovo Sergio, il nome del protagonista del libro, immerso in situazioni al limite dell’assurdo, dove la malattia e la morte possono essere vinte e, per converso, ciò implica che l’immortalità sconfiggerà anche il tempo. Quindi lo scopro impegnato in un mondo virtuale dove, appunto, il tempo non esiste. Lo spazio e il tempo rappresentano unicamente una sorta di energia allo stato puro, indistinguibile tra passato, presente e futuro. Come se l’esistenza di ognuno continuasse nei ricordi che siamo costretti ad abbandonare, ma che vogliamo conservare. Una miriade di ricordi che i più fortunati potranno vantare di rivivere nei loro eredi.

Con questo andamento paradossale il libro si avvia verso un finale, macabro per taluni versi, in cui Sergio si racconta, dopo il suo transito terrestre, in un monologo immaginario in cui il protagonista diventa il proprio figlio, Spartaco. Ma chi è Spartaco, se non proprio il protagonista nella doppia veste di genitore/figlio!?

Sostanzialmente, il tempo uguale ripercorre alcuni episodi significativi della vita di Sergio (il protagonista/autore) che, dal suo ritiro nella campagna molese, rievoca gli anni trascorsi nella lettura sistematica di molti autori che hanno segnato la sua maturità intellettuale. Una maturità che si avventura nell’indagare realtà sconosciute, posto che la lettura consente un coinvolgimento che diventa piacere della scoperta della vita ‘altra’.

A dispetto di quello che sostiene fantasticamente l’autore, senza esserne davvero convinto, e cioè che il tempo è diseguale, può essere dimostrato da una serie di aforismi temporali che, in occasione della presentazione, ho avuto modo di leggere, alla presenza di un folto pubblico. Ne riporto solo i più significativi: “Quando un uomo siede vicino ad una ragazza carina per un’ora, sembra che sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa accesa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora. Questa è la relatività”; “Il tempo è un’illusione” (Albert Einstein). “Quanto dura un minuto, dipende da quale lato della porta del bagno si è” (Arthur Bloch, La seconda legge di Zall).

 

Vittorio Farella, politico:

Ripercorrere le tappe della propria esistenza, scorrendo le righe del diario della propria vita, non per suggellarne un bilancio consuntivo, in un’operazione a cavallo fra il nostalgico e l’esaltazione dei momenti rilucenti, ma “come scelta di un supremo distacco” e proiezione verso una seconda vita.

L’immaginario di un tempo senza confini, fuori e senza più tempo, verso l’immortalità. Il racconto, affascinante e coinvolgente dell’amico Waldemaro, ti trascina in mondi fantastici che dal vissuto si proiettano nel desiderato, in quanto avrebbe potuto essere e in ciò che l’umanità potrebbe divenire, in un post-mondo o trans-mondo senza più umani, dominati dalla tecnologia dei robot con intelligenza artificiale, nuovi padroni del mondo: ma costruiti e guidati da chi?

L’eterna lotta tra il bene e il male, ripercorsa nei secoli e nello scenario del divenire, intrisa del proprio vissuto e nel segno di un “testimone” per il futuro, attraverso l’anelito di una “consegna” ai propri discendenti: l’eredità del proprio passaggio terreno ritrovata rovistando “fra le carte della biblioteca di famiglia”.

Così “anche dopo la nostra dipartita, se ce lo siamo meritato”, saremo ancora protagonisti e il tempo non avrà più significato.

Il tempo non esiste, come davanti ad un computer: passato, presente e futuro si fondono in un caleidoscopio dai mille riflessi, in un intreccio senza più riferimenti temporali.

Ottima narrazione con vari spunti di riflessione.

 

Angela Redavid, insegnante:

Definire il “Tempo Uguale” di Waldemaro Morgese non è affatto semplice, perché è un “pot-pourri” di più generi di romanzi: dal romanzo di formazione al romanzo d’amore, dal romanzo storico - realistico al trattato filosofico sul tempo e lo spazio.

Morgese, in questo romanzo, mette in dubbio che il tempo esista, ma parla di immortalità e memoria: un’esistenza può continuare a vivere anche dopo la morte, attraverso i ricordi delle persone care.

Protagonista assoluto del romanzo è Sergio, amante dei libri e del gioco degli scacchi. Ha una vita molto dinamica: viaggia in Albania, in America. E’ un libertino; si innamora di una donna molto più giovane di lui ed insieme hanno un figlio che chiameranno Spartaco.

Il testo si divide in due parti e presenta un epilogo finale. Mentre nella prima parte sarà descritta la vita del protagonista, nella seconda parte sarà narrato tutto quello che accade dopo la morte del protagonista.

Con un forte richiamo autobiografico, in questo romanzo, si parla di tanti libri, libri anche leggeri ma non per questo meno importanti e incisivi nella formazione di una persona, come “Topolino”, “Il giornalino di Gian Burrasca” e il fumetto “Tex Willer”.

A mio parere è un romanzo che scardina i principi consolidati e che mostra la fragilità della vita, la sua mutevolezza... ci fa riflettere sul transumano, sulla virtualità. E’ un romanzo che rigetta Dio, ma pregno di grande solidarietà per i più deboli e che crede fortemente nel valore della libertà.

Bisogna essere alquanto “moderni” per approcciarsi al romanzo di Morgese, perché niente è deciso, ma tutto è in continuo divenire!

 

Franci Marzano, casalinga per scelta: 

Del romanzo "Il tempo uguale" mi ha molto interessato la parte relativa alle "storie" virtuali di "Second Life" che vive Marcos, l'alias del protagonista Sergio. Anche perché chi scrive ha praticato il mondo di SL (si legga Gianluca Nicoletti, “Le vostre miserie, il mio splendore”, Mondadori, Milano 2007).

La storia d'amore struggente tra Marcos e Mara che Sergio vive in una seconda vita virtuale mi riporta alla mente la figura di Abele Moonwalker che aveva posto su un treppiede una tela con il ritratto di Francesca Maria Zabelin ormai virtualmente deceduta.

Spesso si recava davanti alla tela per porgerle fiori e cimeli. Questa scena mi dava pena e gioia insieme. Gli mandai allora una messaggera, Blu Schwarz, che gli ricordò che il suo amore era vivo e vegeto nel mondo reale pronta ad incontrarlo.

Abele Moonwalker disse che non avrebbe potuto amarla nel mondo reale ma solo lì in quanto vittima di una malattia degenerativa e dei fans.

La vera identità di Moonwalker rimane per me a tutt'oggi un mistero ......forse era Michael Jackson negli ultimi anni di vita?

Posso capire dunque il protagonista del romanzo di Morgese, Sergio, e la sua potente soddisfazione quando si accinge a varcare le porte di questi mondi virtuali.

Ma i mondi virtuali non li elogio anzi li considero paradisi artificiali come droghe o abusi di alcool.

I fruitori di conseguenza li definirei viziosi e non vittime. Preferisco e suggerisco paradisi naturali e salutari quali possono essere i libri, la musica, un bel film, una passeggiata.

Le piattaforme virtuali sono di grande supporto invece a malati terminali, gente costretta a vivere in un polmone d'acciaio e quant'altro.

Queste sono le riflessioni che mi preme trasmettere, anche stimolata da bel libro di Waldemaro Morgese che è accattivante e si inerpica per plaghe inconsuete.

 

Giovanni Lafirenze, scrittore, presidente ANCVG:

IL TEMPO UGUALE DI WALDEMARO MORGESE

"Gianni sei pronto? Tra due ore dovremmo essere già a Campomarino"

"Certo dammi il tempo di controllare se non ho dimenticato nulla".

Mia moglie è già sull’uscio di casa, saluto i ragazzi, e con celerità mi avvio verso di lei. Ad un tratto il mio sguardo è attratto da uno scaffale della libreria, in particolare da un libro distrattamente posato su altri due tomi. Leggo il titolo: “Il tempo uguale” autore Waldemaro Morgese.

"Gianni stiamo aspettando solo te, intendo io e l'ascensore", mia moglie ride.
Delicatamente raccolgo il romanzo, lo inserisco in uno scomparto della borsa porta PC.

Raggiungo mia moglie, l’abbraccio, dopo due ore trascorse a conversare in auto siamo già a Campomarino. Due giorni di mare, amici, pizze e jogging, finché una mattina decido di non seguire il gruppo a mare.

C’è di più, non voglio neanche dedicarmi a biografiadiunabomba (il mio sito web), non so che fare, anzi sì, decido di leggere il romanzo di Waldemaro.

Già le prime pagine catturano curiosità ed attenzione, la vicenda che leggo è il racconto del passato di Sergio, personaggio piuttosto anziano nato dall’impressionante fantasia dell’autore. Le pagine che sfoglio sembrano penetrare la mente. Sergio racconta la sua adolescenza, ma pagina dopo pagina il romanzo pone anche me lettore al fianco del personaggio, addirittura ascolto le sue parole. Sergio continua a parlarmi dei libri a lui tanto cari, della sua casa con piscina e biblioteca. Non solo, Sergio narra dei suoi impegni sociali in quel di Roma dei suoi viaggi all’estero. È affascinante il suo dire: il tempo che interseca passato, presente e futuro.

Vedo altri due personaggi: Marcos e Mara due giovani idealisti inghiottiti da un labirinto concettuale all’interno del quale comprendono che il mostro che per anni hanno temuto e cercato altro non è che il riflesso di una società “indifferente”.

Il racconto continua, Sergio conduce Marcos tra dinosauri, umanoidi e robot (passato e futuro). All’improvviso appare una giovane signora di nome Marta, è la sua donna, da questa unione nasce Spartaco.

Le appassionanti e travolgenti vicende vissute, tra logica e fantasia a dispetto del tempo si susseguono velocemente, inebriandomi sempre più…
"Gianni, Gianni non mi hai sentito entrare? Che stai combinando, dormi?"

"No, leggevo un romanzo"

"Quale?"

"Il Tempo Uguale di Waldemaro Morgese"

"Il mio autore preferito".


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