GIORGIO NEBBIA: L'INSOSTENIBILITA' DELLA SOSTENIBILITA'

GIORGIO NEBBIA: L'INSOSTENIBILITA' DELLA SOSTENIBILITA'

NEBBIA E L’AMBIENTE UNA LEZIONE DA NON DIMENTICARE

Il ricordo. A un mese dalla scomparsa dello studioso che fu anche nostro collaboratore.

di Waldemaro Morgese

[Articolo pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno, sabato 3 agosto 2019, p. 17].

Atlantide giunse via via a rappresentare tutti i mondi perduti: perché l’isola fantasmatica più famosa viene descritta da Platone inabissatasi per terremoti e inondazioni, migliaia di anni prima. Così ha scritto il bibliofilo e membro della Royal Geographic Society Edward Brooke-Hitching, raccontandola nel suo L’atlante immaginario.

In effetti sappiamo che se il riscaldamento globale superasse i 5 gradi la civiltà terrestre collasserebbe, come Atlantide, e il fatto grave è che stiamo perdendo molte occasioni per limitare il riscaldamento: basta ripercorrere la cronaca dell’andamento della curva dell’anidride carbonica, che è altalenante e non scende affatto sotto i 2 gradi dell’era preindustriale (come stabilito nella conferenza di Parigi del 2015), per comprendere quanto sia fondato lo scetticismo di molti sul concetto di «sostenibilità».

Fra costoro c’è Giorgio Nebbia. Ci ha lasciati un mese fa, il 3 luglio: luglio 2019 è stato un mese funesto per tutti noi, sul serio.

Quando scrissi il libro La sottile linea verde (sottotitolo: Eccessi svolte e prospettive della questione ambientale), nel 2013, chiesi ad Antonella De Robbio (al tempo coordinatrice del polo biblioteche giuridiche dell’Università di Padova) e a Giorgio due contributi da inserire nel libro. Nebbia mi inviò il suo con sollecitudine, accompagnato da questa mail perentoria: «il mio contributo è questo, non va cambiata neppure una virgola, se ti va, bene, altrimenti cestinalo». Nebbia era fatto così: schietto e diretto, come tutti i veri grandi. Naturalmente lo pubblicai così come lui voleva.

Perché Nebbia teneva molto a ciò che mi aveva scritto? Perché il suo contributo era intitolato: L’insostenibilità della sostenibilità. Nove paginette affascinanti, dense di numeri, che però si concludono con un respiro panico e un velo di pessimismo: «È del tutto vano chiacchierare su quanto a lungo potrà durare la storia dell’uomo sulla Terra, su quanto potranno durare le riserve di petrolio o di minerali, sull’innalzamento della temperatura del Pianeta o del livello degli oceani, sul massimo numero di esseri umani che la Terra può sopportare. Nove miliardi di persone a metà del XXI secolo? Dieci o undici alla fine del XXI secolo? Come vivranno e dove saranno questi in futuro? Finirà un giorno l’avventura degli esseri umani su questo Pianeta? Domande futili, perché anche dopo la scomparsa degli esseri umani, dei nostri arroganti grattacieli e delle nostre fabbriche e centrali, e anche quando le scorie radioattive che lasciamo alle generazioni future si saranno stancate di liberare radioattività, continuerà la vita, quella sì, sostenibile, a differenza delle cose umane, fino a quando il Sole – anche lui – non si sarà stancato di gettare calore nello spazio. Per ora, nel brevissimo (rispetto ai tempi della natura) spazio di una o dieci o cento generazioni, accontentiamoci di ammirare il mondo che ci circonda e, se possibile, di rispettarne le meraviglie». Nebbia, come può comprendere il lettore, è stato anche un poeta, perfino con una vena distopica!

Ho rivisto Giorgio a Roma il 15 aprile 2016, nella Biblioteca Nazionale, avendolo invitato a testimoniare (e ad avere un «attestato d’onore» da tutti i bibliotecari) in un convegno intitolato «L’ambiente in biblioteca, le biblioteche per l’ambiente». In quella occasione perorò la causa del preziosissimo archivio-biblioteca della Fondazione Micheletti di Brescia, che raccoglie anche le carte sue e dell’amata consorte Gabriella. Gli atti di quel convegno si aprono così, con una sua frase: «L’ambiente va protetto. Si può proteggere l’ambiente solo guardandolo in faccia e lo si può guardare in faccia solo attraverso le biblioteche».

Giorgio Nebbia ci ha insegnato molto, non lo dimenticheremo.


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