12-4-2019: BARI, NASCE LA BIBLIOTECA DEL POPOLO "MARIA A. ABENANTE"

12-4-2019: BARI, NASCE LA BIBLIOTECA DEL POPOLO "MARIA A. ABENANTE"

Venerdì 12 aprile 2019 presso la "Casa del Popolo" sita in via Celentano 76 a Bari è stata inaugurata la Biblioteca del popolo "Maria Antonietta Abenante", nata spontaneamente per iniziativa dei cittadini e intitolata appunto alla cara bibliotecaria e intellettuale empatica morta per una terribile malattia il 28 febbraio all'età di 50 anni non ancora compiuti. Alla presenza dei parenti e con una foltissima partecipazione di pubblico Waldemaro Morgese e Angelo Amoroso d'Aragona (cineasta documentarista e regista, per vari anni responsabile della Mediateca Regionale Pugliese), introdotti da Alessandro Cobianchi, hanno discusso di biblioteche; Waldemaro Morgese ha inoltre rievocato la figura di Maria.

In particolare W. Morgese ha espresso alcune idee non propriamente 'mainstream' su cosa sia una biblioteca. Riprendendo analisi svolte da studiosi di biblioteconomia durante la recente convention dei bibliotecari italiani a Milano (Palazzo delle Stelline, 14-15 marzo 2019), con cui ha dichiarato di concordare pienamente, W. Morgese ha delineato alcuni capisaldi di una moderna biblioteca, immersa nella contemporaneità del XXI secolo. Idee già da lui espresse in varie occasioni e consegnate a pubblicazioni, da ultimo ad uno scritto sulle "ecobiblioteche" ospitato nel recente "Rapporto sulle biblioteche italiane 2015-2017" curato per l'AIB da Vittorio Ponzani.

La prima tesi sostenuta, in consonanza con quanto argomentato da Jeffrey T. Schnapp (Faculty director metaLAB nell'Harvard University), ha riguardato il fatto che una biblioteca non si è caratterizzata come tale nei secoli in base alle "scaffalature di libri" (per così dire) che ospita, bensì in base alle relazioni che è capace di attivare. Citando Schnapp: "Le biblioteche sono sempre state luoghi di connessioni più che di collezioni; luoghi di incontri e azioni attraverso i media; alveari di attività dove ciò che è vivo sta insieme a ciò che è morto, oltre che naturalmente insieme a ciò che è vivo; insomma luoghi dove questa condivisione è generativa in quanto capace di preservare forme di conoscenza ereditate mentre ne produce di nuove". La caratterizzazione basata sulle "collezioni", ha precisato W.Morgese, è un portato storico e perciò transeunte, dovuto in modo particolare all'era industrialista, in ispecie al forte sviluppo dell'industria editoriale nell'Ottocento e nel Novecento.

La seconda tesi sostenuta è in consonanza con un intervento svolto anch'esso alle Stelline da Alberto Salarelli, docente di biblioteconomia nell'Università degli studi di Parma. W. Morgese aderendo ad una impostazione "neoistituzionalista" (implicita nella sua teorizzazione dell'ecobiblioteca come una struttura che si occupa della propria "casa", cioè del proprio territorio), ha valorizzato la precisazione enunciata da Salarelli secondo cui esiste una "politica per le biblioteche" ma anche una "politica delle biblioteche". A causa di una certa deriva "autoreferenziale" che tuttavia non riguarda affatto tutti i bibliotecari, si suole focalizzare l'attenzione sulle politiche "per le biblioteche" piuttosto che su quelle "delle biblioteche": le politiche per le biblioteche riguardano gli interventi che i poteri pubblici decidono di applicare (con i relativi finanziamenti) per i sistemi bibliotecari, mentre le politiche "delle biblioteche" sono le modalità, gli obiettivi strategici e di medio e breve periodo che il manangement di una biblioteca elabora consapevolmente per intervenire a modificare in meglio i parametri del territorio su cui agisce, vale a dire sono le politiche che le biblioteche pongono in atto per migliorare la vita delle persone che abitano nella propria "casa". Queste politiche "delle" biblioteche non sono da confondere con l'erogazione dei servizi bibliotecari, altrimenti - ha sostenuto W. Morgese - equipareremmo una biblioteca ad una semplice agenzia di servizi, mentre invece una biblioteca deve essere considerata come una vera e propria "istituzione", specifica nel campo della cultura e dell'azione educativa. Se la biblioteca oggi non gode di grande appeal o considerazione anche da parte del sistema politico, ciò dipende in buona parte dalla sottovalutazione (in primo luogo da parte degli stessi bibliotecari) dell'essere la biblioteca una "istituzione".

Combinando le due tesi si può avere una chiara prospettazione di cosa debba essere oggi una biblioteca, ha sostenuto W. Morgese: una vera e propria istituzione che attiva, attraverso la molteplice interconnessione con i soggetti del territorio, "politiche" che siano in grado di intervenire sulle grandi questioni del XXI secolo: diseguaglianze di vario tipo, globalizzazione, migrazioni, robotizzazione crescente (e crescente "cyborgizzazione"), imprinting geopolitici, eccetera. Ciò la biblioteca lo fa e deve continuare a farlo con i suoi strumenti propri, definiti dal più o meno ampio e più o meno innovativo arco di servizi che è in grado di erogare.

Le biblioteche, insomma (e con esse i bibliotecari), non possono oggi solo "descrivere" o "memorizzare" la realtà, ma sono chiamate a contribuire a cambiarla per migliorarla: scopo non neutrale dunque, ma indispensabile se si vuole che le biblioteche (e i bibliotecari) continuino ad avere un futuro utile nel nostro secolo. Ciò significa anche procedere ad una destrutturazione radicale della "professione" del bibliotecario, al fine di ristrutturarla sulla base della riconduzione della professione e della biblioteca alla loro configurazione più congeniale.

W. Morgese ha chiarito che tutto ciò non significa affatto - secondo una interpretazione banale di tali approcci innovativi - "meno libri in biblioteca", anzi; non significa neppure "meno servizi", anzi. Significa però che la nuova intelaiatura paradigmatica dei sistemi bibliotecari non può più fondarsi, in modo sostanzialmente immobile e acritico, sui vetusti modelli otto-novecenteschi. 

Esprimendo un ricordo di Maria Abenante, W. Morgese ha parlato della sua perdita come di una vera e propria tragedia per la Puglia e per il Sud, dato che il destino ha troncato una vita, anzi una preziosa risorsa umana formatasi in lunghi e laboriosi anni che proprio ora si apprestava ad esprimere la sua piena maturità. Si è trattato anche di una cocente sconfitta della scienza, risultata impotente. W. Morgese ha definito Maria una "eroina della cultura che educa", amante "di tutti i media che possono mettere in connessione il sapere umano, l'atto della conoscenza con le persone in carne ed ossa", sottolineando così la sua caratura di vera intellettuale empatica con interessi molteplici nel campo della letteratura, musica, teatro e cinema e non solo delle biblioteche, per le quali tuttavia ha lavorato con indefessa abnegazione e grande professionalità a cominciare dalla Teca del Mediterraneo, dall'AIB e dalle biblioteche operanti in ambito ospedaliero.

Successivamente fra la commozione di tutti è stata scoperta (dalle giovanissime nipoti) una targa intestata a Maria A. Abenante, in cui è raffigurato un arcobaleno.


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