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09-11-2019: "I GUERRIERI CAMBIANO" A BITONTO

09-11-2019: "I GUERRIERI CAMBIANO" A BITONTO - Casina Morgese

Sabato 9 novembre 2019 alle 18.30 il romanzo di Waldemaro Morgese "I guerrieri cambiano" (Homo Scrivens Editore in Napoli) è stato presentato a Bitonto, presso la Libreria del Teatro. Gianluca Rossiello, titolare della Libreria, ha dialogato con l'Autore e ha anche letto i brani da lui ritenuti più interessanti. Altri brani sono stati letti da Angela Redavid con brevi commenti. Una partecipante fra il pubblico ha posto in rilievo la propria preferenza per la seconda parte del romanzo (Oltreverso), perché ritenuta molto creativa. 

Nella foto: a sinistra di chi guarda G. Rossiello, a destra l'Autore.

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31-10-2019: "I GUERRIERI CAMBIANO" A MILANO

31-10-2019: "I GUERRIERI CAMBIANO" A MILANO - Casina Morgese

Giovedì 31 ottobre 2019, nella saletta di Open, spazio coworking di Milano, è stato presentrato il romanzo di Waldemaro Morgese "I guerrieri cambiano" (Homo Scrivens editore in Napoli), insieme alla silloge di poesie di Angela Redavid intitolata "Io come una moneta" (dal Sud editore in Bari). L'evento ha avuto come titolo "Amore e ombre. Un viaggio nell'incerta realtà dell'io". 

Sandro Marabelli ha aperto e coordinato, proiettando altresì alcune fotografie di Puglia. Nicola Fanizza ha discusso del romanzo (interpretato come manifestazione dello "spazio duale", secondo la tesi sostenuta nella sua recensione del libro apparsa su "Nazione Indiana" del 28 ottobre). Stefano Boldorini ha dialogato con Angela Redavid sulla silloge. Paola Martelli ha letto brani delle due opere.

Una bella iniziativa nel corso della quale si sono toccati vari argomenti, anche inquietanti. 

Da sinistra a destra: Nicola Fanizza, Angela Redavid, Waldemaro Morgese, Paola Martelli.

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GIORGIO NEBBIA: L'INSOSTENIBILITA' DELLA SOSTENIBILITA'

GIORGIO NEBBIA: L'INSOSTENIBILITA' DELLA SOSTENIBILITA' - Casina Morgese

NEBBIA E L’AMBIENTE UNA LEZIONE DA NON DIMENTICARE

Il ricordo. A un mese dalla scomparsa dello studioso che fu anche nostro collaboratore.

di Waldemaro Morgese

[Articolo pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno, sabato 3 agosto 2019, p. 17].

Atlantide giunse via via a rappresentare tutti i mondi perduti: perché l’isola fantasmatica più famosa viene descritta da Platone inabissatasi per terremoti e inondazioni, migliaia di anni prima. Così ha scritto il bibliofilo e membro della Royal Geographic Society Edward Brooke-Hitching, raccontandola nel suo L’atlante immaginario.

In effetti sappiamo che se il riscaldamento globale superasse i 5 gradi la civiltà terrestre collasserebbe, come Atlantide, e il fatto grave è che stiamo perdendo molte occasioni per limitare il riscaldamento: basta ripercorrere la cronaca dell’andamento della curva dell’anidride carbonica, che è altalenante e non scende affatto sotto i 2 gradi dell’era preindustriale (come stabilito nella conferenza di Parigi del 2015), per comprendere quanto sia fondato lo scetticismo di molti sul concetto di «sostenibilità».

Fra costoro c’è Giorgio Nebbia. Ci ha lasciati un mese fa, il 3 luglio: luglio 2019 è stato un mese funesto per tutti noi, sul serio.

Quando scrissi il libro La sottile linea verde (sottotitolo: Eccessi svolte e prospettive della questione ambientale), nel 2013, chiesi ad Antonella De Robbio (al tempo coordinatrice del polo biblioteche giuridiche dell’Università di Padova) e a Giorgio due contributi da inserire nel libro. Nebbia mi inviò il suo con sollecitudine, accompagnato da questa mail perentoria: «il mio contributo è questo, non va cambiata neppure una virgola, se ti va, bene, altrimenti cestinalo». Nebbia era fatto così: schietto e diretto, come tutti i veri grandi. Naturalmente lo pubblicai così come lui voleva.

Perché Nebbia teneva molto a ciò che mi aveva scritto? Perché il suo contributo era intitolato: L’insostenibilità della sostenibilità. Nove paginette affascinanti, dense di numeri, che però si concludono con un respiro panico e un velo di pessimismo: «È del tutto vano chiacchierare su quanto a lungo potrà durare la storia dell’uomo sulla Terra, su quanto potranno durare le riserve di petrolio o di minerali, sull’innalzamento della temperatura del Pianeta o del livello degli oceani, sul massimo numero di esseri umani che la Terra può sopportare. Nove miliardi di persone a metà del XXI secolo? Dieci o undici alla fine del XXI secolo? Come vivranno e dove saranno questi in futuro? Finirà un giorno l’avventura degli esseri umani su questo Pianeta? Domande futili, perché anche dopo la scomparsa degli esseri umani, dei nostri arroganti grattacieli e delle nostre fabbriche e centrali, e anche quando le scorie radioattive che lasciamo alle generazioni future si saranno stancate di liberare radioattività, continuerà la vita, quella sì, sostenibile, a differenza delle cose umane, fino a quando il Sole – anche lui – non si sarà stancato di gettare calore nello spazio. Per ora, nel brevissimo (rispetto ai tempi della natura) spazio di una o dieci o cento generazioni, accontentiamoci di ammirare il mondo che ci circonda e, se possibile, di rispettarne le meraviglie». Nebbia, come può comprendere il lettore, è stato anche un poeta, perfino con una vena distopica!

Ho rivisto Giorgio a Roma il 15 aprile 2016, nella Biblioteca Nazionale, avendolo invitato a testimoniare (e ad avere un «attestato d’onore» da tutti i bibliotecari) in un convegno intitolato «L’ambiente in biblioteca, le biblioteche per l’ambiente».  In quella occasione perorò la causa del preziosissimo archivio-biblioteca della Fondazione Micheletti di Brescia, che raccoglie anche le carte sue e dell’amata consorte Gabriella. Gli atti di quel convegno si aprono così, con una sua frase: «L’ambiente va protetto. Si può proteggere l’ambiente solo guardandolo in faccia e lo si può guardare in faccia solo attraverso le biblioteche».

Giorgio Nebbia ci ha insegnato molto, non lo dimenticheremo.

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28-9-2019: STATI GENERALI DELLA CULTURA A CASERTA

28-9-2019: STATI GENERALI DELLA CULTURA A CASERTA - Casina Morgese

Waldemaro Morgese è intervenuto quale relatore ad una giornata di dibattito pubblico svoltasi nell’ambito degli Stati Generali per la cultura in terra di lavoro, sabato 28 settembre 2019 a Caserta.

Morgese ha posto in rilievo come la situazione delle istituzioni della conoscenza (knowledge) sia difficilissima e oggi oltremodo precaria: a mero titolo esemplificativo le statistiche stimano nell’appena il 15% i cittadini frequentanti le biblioteche in Italia, una percentuale peggiore perfino di quella dei lettori di almeno un libro all’anno e che è destinata – se non intervengono veri correttivi – a scendere ancora di più nei prossimi anni, perché il futuro è nemico non amico delle biblioteche a motivo dello sviluppo della realtà aumentata, dell’IA, della robotica intelligente e del passaggio della specie umana a quella di cyborg. Si aggiunga che si tratta di una cifra media, in quanto nel Sud la situazione è ancora peggiore.

Le eccellenze, che pure vi sono, purtroppo non fanno tendenza e comunque sono una goccia nel mare: se non lo si riconosce, vuol dire che ci si attarda in un approccio ingenuo, autoreferenziale e consolatorio, che a nulla serve per cambiare la situazione negativa (quando non diventa nei fatti autolesionista e dannoso).

Per affrontare tutto ciò occorre un mutamento radicale delle opzioni strategiche (quelle che si formulano a 15, 30 anni) e una riflessione approfondita sulle mission delle varie istituzioni della conoscenza.

Riguardo alle strategie, bisognerebbe cominciare a ragionare (e ad imporre alla politica) una visione dell’azione sulle istituzioni della conoscenza fondata sulla integrazione diffusa: bisognerebbe creare cioè anzitutto la macrofiliera CIF: cultura, istruzione, formazione (Long Life Learning). Bisognerebbe reclamare per la macrofiliera CIF un’unica fondamentale opzione strategica: la nutrizione della mente, perché agire sul fattore umano costituisce l’azione più efficace per l’avanzamento di ogni altro aspetto. La politica ha risposto all’esigenza di creare filiere integrando cultura e turismo: circostanza perniciosa e devastante, in quanto ha sottoposto la cultura al business turistico, degradandola ad ancella o fattore servente. Bisogna invertire tutto ciò, ponendovi fine. Determinati settori degli operatori della conoscenza hanno dimostrato consapevolezza dell’importanza, oggi, di creare microfiliere, concependo il MAB ad esempio (musei-archivi-biblioteche), ma il progetto è rimasto tuttora ad una fase embrionale, salvo riproporlo stancamente ogni tre-quattro anni, perché al suo compiuto sviluppo ostano le “gelosie” di ruolo, gli approcci autoreferenziali e gli orgogli storici.

Riguardo alla mission di ciascuna istituzione della conoscenza il discorso da fare è vasto: coinvolge gli istituti della scuola, dell’università, della formazione permanente, della microfiliera MAB, gli altri istituti della cultura come accademie di belle arti, conservatori di musica, etc. Mi soffermo perciò solo sulla microfiliera MAB, più vicina agli interessi di questi “stati generali”, non senza sottolineare che la base di partenza di ogni discorso innovativo in fatto di mission non può non essere – anche per l’alta formazione – l’approccio “eco”, intendendo per “eco” il termine greco òikos (casa). Cioè la necessità che la produzione ed elaborazione della conoscenza e l’uso che se deve fare parta necessariamente da una consonanza con il proprio territorio, al fine di garantire la perspicuità e giustificazione ad esistere di qualsivoglia attività degli istituti: per le biblioteche personalmente ho elaborato da tempo il concetto di “ecobiblioteca”, ma il discorso è molto più ampio.

Occorre oggi un “fine tuning” delle mission dei vari istituti MAB ponendoli in consonanza con la società in evoluzione. Per indicare questo “fine tuning” fra la società in tumultuosa e rapidissima evoluzione e gli istituti MAB si suole utilizzare il termine “paradigma”, ricorrendo evidentemente alla speculazione del filosofo della scienza Thomas Samuel Kuhn, che di paradigmi ha scritto compiutamente nella sua opera The Structure of Scientific Revolutions.

I cambi di paradigma contrastano il pensiero “mainstream”, quello che si è affermato nel corso del tempo ed è dominante: lo sostituiscono o più frequentemente lo affiancano, a guisa di stratificazioni successive, talché gli “strati” precedenti non perdono la loro giustificazione ad esistere pur se cronologicamente scavalcati ma divengono più “obsoleti” proprio perché è sorto un nuovo paradigma.

In campo museale un paradigma innovativo, ad esempio, vari decenni fa è stata la “nouvelle muséologie” implementata da Hugues de Varine e da Georges-Henri Rivière, con la concettualizzazione dell’ecomuseo. Anche nel campo bibliotecario sono stati individuati vari paradigmi dagli studiosi di biblioteconomia ed oggi si discute su quale possa essere il più efficace ed anzi se ne possa esistere uno nuovo dopo la sequenza dei paradigmi “documentale”, “manageriale” e “sociale”.

Nell’epoca successiva all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, sottoscritta il 25 settembre 2015 dai 193 Paesi membri dell’ONU, ha un senso indagare su un nuovo paradigma in campo culturale? Se sì, ha anche un senso riposizionare sul piano operativo (delle mission) la filiera MAB?

Di certo se va concepito un nuovo paradigma per le biblioteche, esso deve avere a che fare con l’esigenza che le biblioteche non abbiano come mission fondamentale solo quella di “interpretare” o “documentare” la realtà, bensì quella di migliorarla o addirittura cambiarla utilizzando gli strumenti del “knowledge” (che dovrebbero agire soprattutto, come già precisato, per nutrire la mente): le esigenze dell’òikos “congiurano” in questa direzione, fino a profilare una figura di bibliotecario per nulla neutro o “indifferente” ma impegnato nella modificazione degli aspetti negativi o perniciosi della propria società. Tutto ciò è molto evidente in campo ecologico e ambientale, ma vi sono anche molte altre problematiche, prime fra tutte quelle che ci portano ad intervenire per ridurre le diseguaglianze sociali, la povertà, l’abbandono delle identità a fronte dei processi di globalizzazione, eccetera.

Questo mio intervento è per forza di cose una sorta di “sommario”, perché molti temi implicati nel ragionamento generale che ho fatto sono da sviluppare (su alcuni ho anche scritto in varie sedi) ma spero di aver dato il senso delle convinzioni che ho maturato dopo decenni di impegno nel campo del knowledge.

 

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25-08-2019: "I GUERRIERI CAMBIANO" A BISCEGLIE

25-08-2019: "I GUERRIERI CAMBIANO" A BISCEGLIE - Casina Morgese

Domenica 25 agosto 2019, alle ore 20.50, il romanzo di W. Morgese "I guerrieri cambiano" è stato presentato presso il Porto di Bisceglie, in una location suggestiva, nell'ambito della rassegna "Libri nel borgo antico", decima edizione. Alla presenza di un folto pubblico e introdotto dall'organizzazione, il romanzo è stato illustrato dall'attrice e regista teatrale Paola Martelli, che ha anche letto alcuni brani. L'Autore ha risposto alle domande e si è dilungato su alcuni aspetti del romanzo, specie in relazione ai rapporti fra realtà e finzione.

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25-7-2019: INTERVISTA A W.MORGESE SULLA BIBLIOTECA

25-7-2019: INTERVISTA A W.MORGESE SULLA BIBLIOTECA - Casina Morgese

Il 25 luglio 2019 il magazine online MOLALIBERA (www.molalibera.it) ha pubblicato una intervista a Waldemaro Morgese, che può essere letta al link https://www.molalibera.it/2019/07/25/intervista-a-waldemaro-morgese-la-biblioteca-comunale-e-una-cosa-morta-va-rifondata/ ed anche nel file PDF in allegato al presente post.

W. Morgese sostiene, in risposta alle domande di natura generale postegli dall'intervistatore (il direttore del magazine Andrea Laterza), che oggi in presenza di una situazione difficile della società globale le biblioteche devono svolgere sempre più e meglio un ruolo di autentiche istituzioni culturali autonome, dotate di una visione che le ponga in sintonia con l'oikos, la propria casa, cioè il proprio territorio di riferimento, al fine di migliorarlo. A ciò corrisponde la teorizzazione della "ecobiblioteca", evoluzione della biblioteca "verde" specializzata in questioni dell'ambiente. L'ecobiblioteca va oltre sia alla tradizionale biblioteca "deposito di libri" (ipotesi peggiore), sia alla più evoluta biblioteca intesa come agenzia di servizi, anche complessi e sofisticati (ipotesi migliore). Insomma, secondo W. Morgese, siamo di fronte alla nascita di un nuovo paradigma biblioteconomico.

Immagine: Waldemaro Morgese.

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11-6-2019: "I GUERRIERI CAMBIANO" IN LIBRERIA LATERZA A BARI

11-6-2019: "I GUERRIERI CAMBIANO" IN LIBRERIA LATERZA A BARI - Casina Morgese

Martedì 11 giugno 2019, presso la Libreria Laterza in Bari, si è svolta la presentazione del romanzo di Waldemaro Morgese "I guerrieri cambiano" (Homo Scrivens editore in Napoli, 2018). 

Insieme all'Autore Maria Laterza, Daniele Maria Pegorari, professore di letteratura italiana moderna e contemporanea nell'Università di Bari "Aldo Moro", l'attrice Paola Martelli che ha letto brani delll'opera. Vivace è stata la partecipazione del pubblico che si è lasciato coinvolgere in un dibattito che ha riguardato i temi cardine del libro.

Secondo il presentatore Daniele Maria Pegorari, innanzitutto quello dello sdrucciolevole confine fra autobiografismo e finzione narrativa; ma, più che alter ego di Morgese, il protagonista del romanzo, lo scrittore di mezza età Ugo De Mitris, è la proiezione di un’intera generazione cresciuta all’insegna di grandi utopie di trasformazione del mondo e poi costretta a fare i conti con una realtà che ha spento quei sogni che ora rischiano di apparire solo dei «sentimentalismi». Così Ugo scivola in una catabasi infernale di cinismo, venalità e violenza, intravedendo però nel finale – e grazie alla provvida scoperta di un libro di Paulo Coelho – una speranza di riscatto morale e di ritorno a un più responsabile contatto con la realtà.

 Da sinistra a destra: Paola Martelli, Waldemaro Morgese, Daniele M. Pegorari.

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12-4-2019: BARI, NASCE LA BIBLIOTECA DEL POPOLO "MARIA A. ABENANTE"

12-4-2019: BARI, NASCE LA BIBLIOTECA DEL POPOLO "MARIA A. ABENANTE" - Casina Morgese

Venerdì 12 aprile 2019 presso la "Casa del Popolo" sita in via Celentano 76 a Bari è stata inaugurata la Biblioteca del popolo "Maria Antonietta Abenante", nata spontaneamente per iniziativa dei cittadini e intitolata appunto alla cara bibliotecaria e intellettuale empatica morta per una terribile malattia il 28 febbraio all'età di 50 anni non ancora compiuti. Alla presenza dei parenti e con una foltissima partecipazione di pubblico Waldemaro Morgese e Angelo Amoroso d'Aragona (cineasta documentarista e regista, per vari anni responsabile della Mediateca Regionale Pugliese), introdotti da Alessandro Cobianchi, hanno discusso di biblioteche; Waldemaro Morgese ha inoltre rievocato la figura di Maria.

In particolare W. Morgese ha espresso alcune idee non propriamente 'mainstream' su cosa sia una biblioteca. Riprendendo analisi svolte da studiosi di biblioteconomia durante la recente convention dei bibliotecari italiani a Milano (Palazzo delle Stelline, 14-15 marzo 2019), con cui ha dichiarato di concordare pienamente, W. Morgese ha delineato alcuni capisaldi di una moderna biblioteca, immersa nella contemporaneità del XXI secolo. Idee già da lui espresse in varie occasioni e consegnate a pubblicazioni, da ultimo ad uno scritto sulle "ecobiblioteche" ospitato nel recente "Rapporto sulle biblioteche italiane 2015-2017" curato per l'AIB da Vittorio Ponzani.

La prima tesi sostenuta, in consonanza con quanto argomentato da Jeffrey T. Schnapp (Faculty director metaLAB nell'Harvard University), ha riguardato il fatto che una biblioteca non si è caratterizzata come tale nei secoli in base alle "scaffalature di libri" (per così dire) che ospita, bensì in base alle relazioni che è capace di attivare. Citando Schnapp: "Le biblioteche sono sempre state luoghi di connessioni più che di collezioni; luoghi di incontri e azioni attraverso i media; alveari di attività dove ciò che è vivo sta insieme a ciò che è morto, oltre che naturalmente insieme a ciò che è vivo; insomma luoghi dove questa condivisione è generativa in quanto capace di preservare forme di conoscenza ereditate mentre ne produce di nuove". La caratterizzazione basata sulle "collezioni", ha precisato W.Morgese, è un portato storico e perciò transeunte, dovuto in modo particolare all'era industrialista, in ispecie al forte sviluppo dell'industria editoriale nell'Ottocento e nel Novecento.

La seconda tesi sostenuta è in consonanza con un intervento svolto anch'esso alle Stelline da Alberto Salarelli, docente di biblioteconomia nell'Università degli studi di Parma. W. Morgese aderendo ad una impostazione "neoistituzionalista" (implicita nella sua teorizzazione dell'ecobiblioteca come una struttura che si occupa della propria "casa", cioè del proprio territorio), ha valorizzato la precisazione enunciata da Salarelli secondo cui esiste una "politica per le biblioteche" ma anche una "politica delle biblioteche". A causa di una certa deriva "autoreferenziale" che tuttavia non riguarda affatto tutti i bibliotecari, si suole focalizzare l'attenzione sulle politiche "per le biblioteche" piuttosto che su quelle "delle biblioteche": le politiche per le biblioteche riguardano gli interventi che i poteri pubblici decidono di applicare (con i relativi finanziamenti) per i sistemi bibliotecari, mentre le politiche "delle biblioteche" sono le modalità, gli obiettivi strategici e di medio e breve periodo che il manangement di una biblioteca elabora consapevolmente per intervenire a modificare in meglio i parametri del territorio su cui agisce, vale a dire sono le politiche che le biblioteche pongono in atto per migliorare la vita delle persone che abitano nella propria "casa". Queste politiche "delle" biblioteche non sono da confondere con l'erogazione dei servizi bibliotecari, altrimenti - ha sostenuto W. Morgese - equipareremmo una biblioteca ad una semplice agenzia di servizi, mentre invece una biblioteca deve essere considerata come una vera e propria "istituzione", specifica nel campo della cultura e dell'azione educativa. Se la biblioteca oggi non gode di grande appeal o considerazione anche da parte del sistema politico, ciò dipende in buona parte dalla sottovalutazione (in primo luogo da parte degli stessi bibliotecari) dell'essere la biblioteca una "istituzione".

Combinando le due tesi si può avere una chiara prospettazione di cosa debba essere oggi una biblioteca, ha sostenuto W. Morgese: una vera e propria istituzione che attiva, attraverso la molteplice interconnessione con i soggetti del territorio, "politiche" che siano in grado di intervenire sulle grandi questioni del XXI secolo: diseguaglianze di vario tipo, globalizzazione, migrazioni, robotizzazione crescente (e crescente "cyborgizzazione"), imprinting geopolitici, eccetera. Ciò la biblioteca lo fa e deve continuare a farlo con i suoi strumenti propri, definiti dal più o meno ampio e più o meno innovativo arco di servizi che è in grado di erogare.

Le biblioteche, insomma (e con esse i bibliotecari), non possono oggi solo "descrivere" o "memorizzare" la realtà, ma sono chiamate a contribuire a cambiarla per migliorarla: scopo non neutrale dunque, ma indispensabile se si vuole che le biblioteche (e i bibliotecari) continuino ad avere un futuro utile nel nostro secolo. Ciò significa anche procedere ad una destrutturazione radicale della "professione" del bibliotecario, al fine di ristrutturarla sulla base della riconduzione della professione e della biblioteca alla loro configurazione più congeniale.

W. Morgese ha chiarito che tutto ciò non significa affatto - secondo una interpretazione banale di tali approcci innovativi -  "meno libri in biblioteca", anzi; non significa neppure "meno servizi", anzi. Significa però che la nuova intelaiatura paradigmatica dei sistemi bibliotecari non può più fondarsi, in modo sostanzialmente immobile e acritico, sui vetusti modelli otto-novecenteschi. 

Esprimendo un ricordo di Maria Abenante, W. Morgese ha parlato della sua perdita come di una vera e propria tragedia per la Puglia e per il Sud, dato che il destino ha troncato una vita, anzi una preziosa risorsa umana formatasi in lunghi e laboriosi anni che proprio ora si apprestava ad esprimere la sua piena maturità. Si è trattato anche di una cocente sconfitta della scienza, risultata impotente. W. Morgese ha definito Maria una "eroina della cultura che educa", amante "di tutti i media che possono mettere in connessione il sapere umano, l'atto della conoscenza con le persone in carne ed ossa", sottolineando così la sua caratura di vera intellettuale empatica con interessi molteplici nel campo della letteratura, musica, teatro e cinema e non solo delle biblioteche, per le quali tuttavia ha lavorato con indefessa abnegazione e grande professionalità a cominciare dalla Teca del Mediterraneo, dall'AIB e dalle biblioteche operanti in ambito ospedaliero.

Successivamente fra la commozione di tutti è stata scoperta (dalle giovanissime nipoti) una targa intestata a Maria A. Abenante, in cui è raffigurato un arcobaleno.

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30-3-2019: "I GUERRIERI CAMBIANO" A FLUMERI

30-3-2019: "I GUERRIERI CAMBIANO" A FLUMERI - Casina Morgese

Il 30 marzo 2019, alle ore 17.30, il romanzo di Waldemaro Morgese "I guerrieri cambiano" (Homo Scrivens Editore) è stato presentato a Flùmeri (AV), nell'ambito del "Festival 3H" promosso dall'Editore Delta3. La location della presentazione è stata l'imponente Dogana degli Aragonesi, interamente restaurata. L'evento è stato co-promosso da InfinitArt, dal Rotary Distretto 2100, dall'Associazione Vizio di leggere, da Gràphein-Associazione di poeti e scrittori irpini, nonché altri organismi. Insieme alla presentazione sono stati esposti 10 dei disegno creati da Christian Nirvana Damato per illustrare il libro. Hanno partecipato l'Autore, Angela Redavid, Paola Martelli, Chiara Lo Conte. L'assessore alla cultura di Flùmeri Angela Masucci ha recato il saluto dell'Amministrazione.

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30-3-2019: "I GUERRIERI CAMBIANO" AD ARIANO IRPINO

30-3-2019: "I GUERRIERI CAMBIANO" AD ARIANO IRPINO - Casina Morgese

Il 30 marzo 2019, alle 10.00, il romanzo di Waldemaro Morgese "I guerrieri cambiano" (Homo Scrivens Editore) è stato presentato agli studenti di due classi del Liceo Classico "Pietro Parzanese" di Ariano Irpino (AV). 

La trama del romanzo è stata illustrata da Angela Redavid e raccontata con le letture di Paola Martelli. Presente la Vicepreside del Liceo e alcuni docenti, oltre alla prof.ssa Moccia responsabile dell'Associazione "Vizio di leggere" che ha promosso l'evento insieme all'Associazione "InfinitArt". Gli studenti hanno ascoltato con attenzione e interloquito con l'Autore, a cui hanno posto alcune domande soprattutto sulla corrispondenza fra trama e biografia dell'autore. 

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