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3-12-2019: "GRAN BERLINO" A BARI PRESSO FELTRINELLI

Martedì 3 dicembre 2019 il saggio di Waldemaro Morgese Gran Berlino. Germania dolce e amara (Radici Future Edizioni, 2019) è stato presentato presso la Libreria Feltrinelli di Bari. Hanno dialogato con l'Autore Antonio V. Gelormini e Domenico Mugnolo. I due interlocutori hanno ripercorso il libro ponendo in rilievo il primo l'originalità della trattazione e il secondo l'attitudine dell'autore ad essere un "viaggiatore" piuttosto che un "turista". Un pubblico folto ha seguito l'intera presentazione, non disdegnando di formulare anche qualche domanda all'autore.
28-11-2019: "GRAN BERLINO" A MOLA DI BARI

Il 28 novembre 2019 presso la Libreria Culture Club Café di Mola di Bari è stato presentato il saggio di Waldemaro Morgese Gran Berlino. Germania dolce e amara (Radici Future Edizioni 2019). La presentazione è stata aperta da Angela Redavid, poetessa e docente di lingua e letteratura tedesca. L'opera è stata presentata da Domenico Mugnolo, insigne germanista già titolare di lingua e letteratura tedesca nelle Università e presidente dell'Associazione italiana di Germanistica, che ha firmato l'epilogo dell'opera. Il libro è arricchito da disegni originali di PierMarino Zippitelli. Gli interventi dei relatori, fra cui quello dell'Autore, sono stati apprezzati dal pubblico presente e ascoltati con attenzione.
Da sinistra a destra: Waldemaro Morgese, Angela Redavid, Domenico Mugnolo.
16-11-2019: "I GUERRIERI CAMBIANO" A IMOLA

Sabato 16 novembre 2019, alle 11.00, il romanzo di W. Morgese "I guerrieri cambiano" è stato presentato nella Biblioteca Comunale di Imola (BIM), con la presenza di Roberta Turricchia che ha conversato con l'Autore. Brani del romanzo sono stati letti da Paola Cardace, della BIM.
Roberta Turricchia ha presentato l'Autore, comprese le sue attività di bilbiotecario e di ecomusealista, anche con l'ausilio di immagini a schermo. Riguardo al romanzo, Turricchia ha sostenuto, riferendosi al protagonista: "Ugo non riesce ad impietosirmi, nonostante le sue oppressioni, le ossessioni e il bisogno di cambiare la sua vita. Non ha rispetto dell'amicizia, dell'amore, delle donne, non ha pietà per se stesso e per gli altri. Nella seconda parte del libro poi si rivelerà uno psicopatico, un perverso e un assassino. Tuttavia è descritto sempre su un gradino sopra gli altri, mai come un malato o un uomo dilaniato e fregile. Come mai?". L'Autore ha interloquito con la presentatrice, definendo Ugo un esempio della fragilità e della confusione dell'uomo contemporaneo.
Nella foto: W. Morgese con R. Turricchia.
09-11-2019: "I GUERRIERI CAMBIANO" A BITONTO

Sabato 9 novembre 2019 alle 18.30 il romanzo di Waldemaro Morgese "I guerrieri cambiano" (Homo Scrivens Editore in Napoli) è stato presentato a Bitonto, presso la Libreria del Teatro. Gianluca Rossiello, titolare della Libreria, ha dialogato con l'Autore e ha anche letto i brani da lui ritenuti più interessanti. Altri brani sono stati letti da Angela Redavid con brevi commenti. Una partecipante fra il pubblico ha posto in rilievo la propria preferenza per la seconda parte del romanzo (Oltreverso), perché ritenuta molto creativa.
Nella foto: a sinistra di chi guarda G. Rossiello, a destra l'Autore.
31-10-2019: "I GUERRIERI CAMBIANO" A MILANO

Giovedì 31 ottobre 2019, nella saletta di Open, spazio coworking di Milano, è stato presentrato il romanzo di Waldemaro Morgese "I guerrieri cambiano" (Homo Scrivens editore in Napoli), insieme alla silloge di poesie di Angela Redavid intitolata "Io come una moneta" (dal Sud editore in Bari). L'evento ha avuto come titolo "Amore e ombre. Un viaggio nell'incerta realtà dell'io".
Sandro Marabelli ha aperto e coordinato, proiettando altresì alcune fotografie di Puglia. Nicola Fanizza ha discusso del romanzo (interpretato come manifestazione dello "spazio duale", secondo la tesi sostenuta nella sua recensione del libro apparsa su "Nazione Indiana" del 28 ottobre). Stefano Boldorini ha dialogato con Angela Redavid sulla silloge. Paola Martelli ha letto brani delle due opere.
Una bella iniziativa nel corso della quale si sono toccati vari argomenti, anche inquietanti.
Da sinistra a destra: Nicola Fanizza, Angela Redavid, Waldemaro Morgese, Paola Martelli.
GIORGIO NEBBIA: L'INSOSTENIBILITA' DELLA SOSTENIBILITA'

NEBBIA E L’AMBIENTE UNA LEZIONE DA NON DIMENTICARE
Il ricordo. A un mese dalla scomparsa dello studioso che fu anche nostro collaboratore.
di Waldemaro Morgese
[Articolo pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno, sabato 3 agosto 2019, p. 17].
Atlantide giunse via via a rappresentare tutti i mondi perduti: perché l’isola fantasmatica più famosa viene descritta da Platone inabissatasi per terremoti e inondazioni, migliaia di anni prima. Così ha scritto il bibliofilo e membro della Royal Geographic Society Edward Brooke-Hitching, raccontandola nel suo L’atlante immaginario.
In effetti sappiamo che se il riscaldamento globale superasse i 5 gradi la civiltà terrestre collasserebbe, come Atlantide, e il fatto grave è che stiamo perdendo molte occasioni per limitare il riscaldamento: basta ripercorrere la cronaca dell’andamento della curva dell’anidride carbonica, che è altalenante e non scende affatto sotto i 2 gradi dell’era preindustriale (come stabilito nella conferenza di Parigi del 2015), per comprendere quanto sia fondato lo scetticismo di molti sul concetto di «sostenibilità».
Fra costoro c’è Giorgio Nebbia. Ci ha lasciati un mese fa, il 3 luglio: luglio 2019 è stato un mese funesto per tutti noi, sul serio.
Quando scrissi il libro La sottile linea verde (sottotitolo: Eccessi svolte e prospettive della questione ambientale), nel 2013, chiesi ad Antonella De Robbio (al tempo coordinatrice del polo biblioteche giuridiche dell’Università di Padova) e a Giorgio due contributi da inserire nel libro. Nebbia mi inviò il suo con sollecitudine, accompagnato da questa mail perentoria: «il mio contributo è questo, non va cambiata neppure una virgola, se ti va, bene, altrimenti cestinalo». Nebbia era fatto così: schietto e diretto, come tutti i veri grandi. Naturalmente lo pubblicai così come lui voleva.
Perché Nebbia teneva molto a ciò che mi aveva scritto? Perché il suo contributo era intitolato: L’insostenibilità della sostenibilità. Nove paginette affascinanti, dense di numeri, che però si concludono con un respiro panico e un velo di pessimismo: «È del tutto vano chiacchierare su quanto a lungo potrà durare la storia dell’uomo sulla Terra, su quanto potranno durare le riserve di petrolio o di minerali, sull’innalzamento della temperatura del Pianeta o del livello degli oceani, sul massimo numero di esseri umani che la Terra può sopportare. Nove miliardi di persone a metà del XXI secolo? Dieci o undici alla fine del XXI secolo? Come vivranno e dove saranno questi in futuro? Finirà un giorno l’avventura degli esseri umani su questo Pianeta? Domande futili, perché anche dopo la scomparsa degli esseri umani, dei nostri arroganti grattacieli e delle nostre fabbriche e centrali, e anche quando le scorie radioattive che lasciamo alle generazioni future si saranno stancate di liberare radioattività, continuerà la vita, quella sì, sostenibile, a differenza delle cose umane, fino a quando il Sole – anche lui – non si sarà stancato di gettare calore nello spazio. Per ora, nel brevissimo (rispetto ai tempi della natura) spazio di una o dieci o cento generazioni, accontentiamoci di ammirare il mondo che ci circonda e, se possibile, di rispettarne le meraviglie». Nebbia, come può comprendere il lettore, è stato anche un poeta, perfino con una vena distopica!
Ho rivisto Giorgio a Roma il 15 aprile 2016, nella Biblioteca Nazionale, avendolo invitato a testimoniare (e ad avere un «attestato d’onore» da tutti i bibliotecari) in un convegno intitolato «L’ambiente in biblioteca, le biblioteche per l’ambiente». In quella occasione perorò la causa del preziosissimo archivio-biblioteca della Fondazione Micheletti di Brescia, che raccoglie anche le carte sue e dell’amata consorte Gabriella. Gli atti di quel convegno si aprono così, con una sua frase: «L’ambiente va protetto. Si può proteggere l’ambiente solo guardandolo in faccia e lo si può guardare in faccia solo attraverso le biblioteche».
Giorgio Nebbia ci ha insegnato molto, non lo dimenticheremo.
28-9-2019: STATI GENERALI DELLA CULTURA A CASERTA

Waldemaro Morgese è intervenuto quale relatore ad una giornata di dibattito pubblico svoltasi nell’ambito degli Stati Generali per la cultura in terra di lavoro, sabato 28 settembre 2019 a Caserta.
Morgese ha posto in rilievo come la situazione delle istituzioni della conoscenza (knowledge) sia difficilissima e oggi oltremodo precaria: a mero titolo esemplificativo le statistiche stimano nell’appena il 15% i cittadini frequentanti le biblioteche in Italia, una percentuale peggiore perfino di quella dei lettori di almeno un libro all’anno e che è destinata – se non intervengono veri correttivi – a scendere ancora di più nei prossimi anni, perché il futuro è nemico non amico delle biblioteche a motivo dello sviluppo della realtà aumentata, dell’IA, della robotica intelligente e del passaggio della specie umana a quella di cyborg. Si aggiunga che si tratta di una cifra media, in quanto nel Sud la situazione è ancora peggiore.
Le eccellenze, che pure vi sono, purtroppo non fanno tendenza e comunque sono una goccia nel mare: se non lo si riconosce, vuol dire che ci si attarda in un approccio ingenuo, autoreferenziale e consolatorio, che a nulla serve per cambiare la situazione negativa (quando non diventa nei fatti autolesionista e dannoso).
Per affrontare tutto ciò occorre un mutamento radicale delle opzioni strategiche (quelle che si formulano a 15, 30 anni) e una riflessione approfondita sulle mission delle varie istituzioni della conoscenza.
Riguardo alle strategie, bisognerebbe cominciare a ragionare (e ad imporre alla politica) una visione dell’azione sulle istituzioni della conoscenza fondata sulla integrazione diffusa: bisognerebbe creare cioè anzitutto la macrofiliera CIF: cultura, istruzione, formazione (Long Life Learning). Bisognerebbe reclamare per la macrofiliera CIF un’unica fondamentale opzione strategica: la nutrizione della mente, perché agire sul fattore umano costituisce l’azione più efficace per l’avanzamento di ogni altro aspetto. La politica ha risposto all’esigenza di creare filiere integrando cultura e turismo: circostanza perniciosa e devastante, in quanto ha sottoposto la cultura al business turistico, degradandola ad ancella o fattore servente. Bisogna invertire tutto ciò, ponendovi fine. Determinati settori degli operatori della conoscenza hanno dimostrato consapevolezza dell’importanza, oggi, di creare microfiliere, concependo il MAB ad esempio (musei-archivi-biblioteche), ma il progetto è rimasto tuttora ad una fase embrionale, salvo riproporlo stancamente ogni tre-quattro anni, perché al suo compiuto sviluppo ostano le “gelosie” di ruolo, gli approcci autoreferenziali e gli orgogli storici.
Riguardo alla mission di ciascuna istituzione della conoscenza il discorso da fare è vasto: coinvolge gli istituti della scuola, dell’università, della formazione permanente, della microfiliera MAB, gli altri istituti della cultura come accademie di belle arti, conservatori di musica, etc. Mi soffermo perciò solo sulla microfiliera MAB, più vicina agli interessi di questi “stati generali”, non senza sottolineare che la base di partenza di ogni discorso innovativo in fatto di mission non può non essere – anche per l’alta formazione – l’approccio “eco”, intendendo per “eco” il termine greco òikos (casa). Cioè la necessità che la produzione ed elaborazione della conoscenza e l’uso che se deve fare parta necessariamente da una consonanza con il proprio territorio, al fine di garantire la perspicuità e giustificazione ad esistere di qualsivoglia attività degli istituti: per le biblioteche personalmente ho elaborato da tempo il concetto di “ecobiblioteca”, ma il discorso è molto più ampio.
Occorre oggi un “fine tuning” delle mission dei vari istituti MAB ponendoli in consonanza con la società in evoluzione. Per indicare questo “fine tuning” fra la società in tumultuosa e rapidissima evoluzione e gli istituti MAB si suole utilizzare il termine “paradigma”, ricorrendo evidentemente alla speculazione del filosofo della scienza Thomas Samuel Kuhn, che di paradigmi ha scritto compiutamente nella sua opera The Structure of Scientific Revolutions.
I cambi di paradigma contrastano il pensiero “mainstream”, quello che si è affermato nel corso del tempo ed è dominante: lo sostituiscono o più frequentemente lo affiancano, a guisa di stratificazioni successive, talché gli “strati” precedenti non perdono la loro giustificazione ad esistere pur se cronologicamente scavalcati ma divengono più “obsoleti” proprio perché è sorto un nuovo paradigma.
In campo museale un paradigma innovativo, ad esempio, vari decenni fa è stata la “nouvelle muséologie” implementata da Hugues de Varine e da Georges-Henri Rivière, con la concettualizzazione dell’ecomuseo. Anche nel campo bibliotecario sono stati individuati vari paradigmi dagli studiosi di biblioteconomia ed oggi si discute su quale possa essere il più efficace ed anzi se ne possa esistere uno nuovo dopo la sequenza dei paradigmi “documentale”, “manageriale” e “sociale”.
Nell’epoca successiva all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, sottoscritta il 25 settembre 2015 dai 193 Paesi membri dell’ONU, ha un senso indagare su un nuovo paradigma in campo culturale? Se sì, ha anche un senso riposizionare sul piano operativo (delle mission) la filiera MAB?
Di certo se va concepito un nuovo paradigma per le biblioteche, esso deve avere a che fare con l’esigenza che le biblioteche non abbiano come mission fondamentale solo quella di “interpretare” o “documentare” la realtà, bensì quella di migliorarla o addirittura cambiarla utilizzando gli strumenti del “knowledge” (che dovrebbero agire soprattutto, come già precisato, per nutrire la mente): le esigenze dell’òikos “congiurano” in questa direzione, fino a profilare una figura di bibliotecario per nulla neutro o “indifferente” ma impegnato nella modificazione degli aspetti negativi o perniciosi della propria società. Tutto ciò è molto evidente in campo ecologico e ambientale, ma vi sono anche molte altre problematiche, prime fra tutte quelle che ci portano ad intervenire per ridurre le diseguaglianze sociali, la povertà, l’abbandono delle identità a fronte dei processi di globalizzazione, eccetera.
Questo mio intervento è per forza di cose una sorta di “sommario”, perché molti temi implicati nel ragionamento generale che ho fatto sono da sviluppare (su alcuni ho anche scritto in varie sedi) ma spero di aver dato il senso delle convinzioni che ho maturato dopo decenni di impegno nel campo del knowledge.
25-08-2019: "I GUERRIERI CAMBIANO" A BISCEGLIE

Domenica 25 agosto 2019, alle ore 20.50, il romanzo di W. Morgese "I guerrieri cambiano" è stato presentato presso il Porto di Bisceglie, in una location suggestiva, nell'ambito della rassegna "Libri nel borgo antico", decima edizione. Alla presenza di un folto pubblico e introdotto dall'organizzazione, il romanzo è stato illustrato dall'attrice e regista teatrale Paola Martelli, che ha anche letto alcuni brani. L'Autore ha risposto alle domande e si è dilungato su alcuni aspetti del romanzo, specie in relazione ai rapporti fra realtà e finzione.
25-7-2019: INTERVISTA A W.MORGESE SULLA BIBLIOTECA

Il 25 luglio 2019 il magazine online MOLALIBERA (www.molalibera.it) ha pubblicato una intervista a Waldemaro Morgese, che può essere letta al link https://www.molalibera.it/2019/07/25/intervista-a-waldemaro-morgese-la-biblioteca-comunale-e-una-cosa-morta-va-rifondata/ ed anche nel file PDF in allegato al presente post.
W. Morgese sostiene, in risposta alle domande di natura generale postegli dall'intervistatore (il direttore del magazine Andrea Laterza), che oggi in presenza di una situazione difficile della società globale le biblioteche devono svolgere sempre più e meglio un ruolo di autentiche istituzioni culturali autonome, dotate di una visione che le ponga in sintonia con l'oikos, la propria casa, cioè il proprio territorio di riferimento, al fine di migliorarlo. A ciò corrisponde la teorizzazione della "ecobiblioteca", evoluzione della biblioteca "verde" specializzata in questioni dell'ambiente. L'ecobiblioteca va oltre sia alla tradizionale biblioteca "deposito di libri" (ipotesi peggiore), sia alla più evoluta biblioteca intesa come agenzia di servizi, anche complessi e sofisticati (ipotesi migliore). Insomma, secondo W. Morgese, siamo di fronte alla nascita di un nuovo paradigma biblioteconomico.
Immagine: Waldemaro Morgese.
11-6-2019: "I GUERRIERI CAMBIANO" IN LIBRERIA LATERZA A BARI

Martedì 11 giugno 2019, presso la Libreria Laterza in Bari, si è svolta la presentazione del romanzo di Waldemaro Morgese "I guerrieri cambiano" (Homo Scrivens editore in Napoli, 2018).
Insieme all'Autore Maria Laterza, Daniele Maria Pegorari, professore di letteratura italiana moderna e contemporanea nell'Università di Bari "Aldo Moro", l'attrice Paola Martelli che ha letto brani delll'opera. Vivace è stata la partecipazione del pubblico che si è lasciato coinvolgere in un dibattito che ha riguardato i temi cardine del libro.
Secondo il presentatore Daniele Maria Pegorari, innanzitutto quello dello sdrucciolevole confine fra autobiografismo e finzione narrativa; ma, più che alter ego di Morgese, il protagonista del romanzo, lo scrittore di mezza età Ugo De Mitris, è la proiezione di un’intera generazione cresciuta all’insegna di grandi utopie di trasformazione del mondo e poi costretta a fare i conti con una realtà che ha spento quei sogni che ora rischiano di apparire solo dei «sentimentalismi». Così Ugo scivola in una catabasi infernale di cinismo, venalità e violenza, intravedendo però nel finale – e grazie alla provvida scoperta di un libro di Paulo Coelho – una speranza di riscatto morale e di ritorno a un più responsabile contatto con la realtà.
Da sinistra a destra: Paola Martelli, Waldemaro Morgese, Daniele M. Pegorari.